Il corpo…prigione o tempio delle nostre emozioni?
Tutti noi, nel corso della nostra crescita, della nostra vita, abbiamo vissuto la condizione del sentirci feriti, non amati, abbandonati, situazioni e sensazioni spiacevoli che sono divenute parti di noi, non solo nel senso strettamente psicologico ma anche fisico.
Già Freud tentò di dare una definizione al vissuto emozionale come “movimento del sangue”, espressione di quella energia psichica che egli stesso definì libido, un concetto ampliato e rivisto da uno dei suoi allievi più brillanti, Wilhelm Reich. Quest’ultimo ha il merito di aver fatto entrare per la prima volta il corpo nella stanza psicoanalitica, ritenendo che in esso le emozioni si sedimentassero in contratture e tensioni muscolari, fino a creare una vera e propria gabbia che egli ha definito “corazza muscolare”. Egli individua, altresì, una componente materiale della libido, l’orgone, quella particella più piccola della materia contenente l’energia sessuale, esprimibile pienamente solo mediante il rapporto sessuale. Secondo Reich l’organismo vivente si esprime con un doppio movimento che ha il suo corrispondente nel ritmo della pulsazione orgonotica: un movimento verso il mondo esterno che definiamo appunto e-mozione, che rappresenta un movimento di espansione la cui emozione corrispondente è il piacere; ed un movimento in senso inverso, orientato verso il corpo, definito da Reich ad-mozione, che rappresenta una chiusura, la cui emozione corrispondente è l’angoscia. Queste due forme emozionali opposte, al livello biofisico, si manifestano mediante due diverse correnti energetiche, uno di carica ed uno di scarica; pertanto, in base al presupposto che ogni tessuto possiede una carica energetica, è possibile parlare di corpo emozionale. ( Continua … )