Grafologia: Anonimizzazione, auto-falsificazione, deanonimizzazione, copia. Metodologie di falsificazione, Surcharge; Criminal profiling, scrittura “omissiva
L’inter-disciplinarietà dei metodi di analisi e comparazione della grafia legittima quelle pertinenze e competenze relative all’intera area probatoria, per cui, al fine di raggiungere certezza di prova, spesso si dovranno ricavare “tutti” gli indizi presenti nei più svariati campi, disponendo della facoltà di ricorrere a quei criteri ritenuti più utili ed efficaci allo scopo.
“L’arte di annacarsi” , ovvero il gioco delle “Tre carte”: possibili!à, probabilità, certezza (?)
Quando ci si trova al servizio della verità, e perciò si è obbligati a rimanere al di sopra delle parti, bisogna evitare, a tutti i costi, errori che possano comportare l’eventuale condanna di un innocente. Sempre che non si oltrepassino certi limiti, un tale garantismo è condivisibile, ed è più che giusto il principio “in dubio pro reo”, che cioè l’imputato venga tutelato dai nostri fondamenti giuridici, in base ai quali (per restare dentro metafora), in caso di parità, vincerà lui. E sempre perché è meglio un colpevole libero che un innocente in carcere.
Non è un problema di facile soluzione questo che coinvolge gli aspetti contrastanti della ricompensa e dell’ingiunzione, della rimunerazione premiante e del castigo retributivo. Le prime sono espressione di concessione amorevole, le seconde di riscatto rivendicativo.
Per secoli, quegli psicanalisti ante litteram che erano i cabalisti si sono sforzati di capire, in rapporto al “Volto di Dio”, nel suo esecrabile Nascondimento (Hester Panim) o auspicata Rivelazione (Ghilui Panim), il vero significato della divina modalità sefirotica Ghevurah che vuol dire Giustizia, giudizio, forza, e timore, addolcita com’è da Chessed: Misericordia, gentilezza. Termini che ricorrono nell’espressione del Salmo: “Il Signore è giusto in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere” (145:17), in cui è presente sia il lemma zaddik che la voce chasid. Come avvenga cioè che possano andare d’accordo la bontà con la giustizia, e poi entrambe con la verità? Se è verità, deve essere onesta, cioè lo sforzo sarà quello di vedere attraverso gli occhi di chi sa essere imparziale davanti a un fatto, e farsi arbitro di cose schiette. Cosicché Isaia termina il suo primo capitolo (27) con le parole: “Sion verrà riscattata con la rettitudine e i suoi abitanti con zedakà”, rigore, perché ciò che importa è innanzitutto serietà e coscienza.