Identità di genere – Chimere e prodigi del corpo
“Quod
Catullo si pose il problema della scelta impetuosa (“ut nemus citato cupide pede tetigit”, v. 2) della “trasgressione di genere” effettuata da Attis, a causa di un “Veneris nimio odio” (v. 17), e, nel connotare un’indecisione tra lo psichico e l’esistenziale, tra spaesamento ed esilio da se stessi (“Ego mulier, ego adolescens, ego ephebus, ego puer,/ ego gymnasii fui flos, ego eram decus olei”, vv. 63-64), oscillava, come per un non sopito pentimento dell’irreversibilità, col declinare sia al maschile sia al femminile (“Miser a miser, querendum est etiam atque etiam, anime.”, v. 61).
Tritiya prakriti
Nell’antichità, il “terzo sesso” sarebbe appartenuto interamente alla sfera del sacro e finiva per procacciare sacerdoti e/o sacerdotesse alle celebrazioni dell’indefinitezza (“Ego nunc deum ministra et Cybeles famula ferar?”, v. 68).
Riguardo al “Tritiya prakriti”, devoto al deva Ardhanarisvara, Will Roscoe affianca, al culto di Cibele, il canone di Bahuchara Mata, comprensivo di elementi a quello analoghi, come pure di ulteriori, che trascurano il degradante significato di quelle espressioni fortemente categorizzanti al fine di etichettare certi raggruppamenti, a favore della mitologia e iconografia di determinati snodi fisiologici (Chakra) e attributi totemici (Vahana), e in particolare al fascino emblematico di quegli ambigui rettili dal sesso indefinito. Un’arcaica manifestazione della dea Durga, sotto forma di serpe dalle doppie fauci (Kurkut ), funge da guardiano della soglia per il risveglio della Kundalini, nel mentre veicola l’energia elargitrice di Virya, o sperma, da parte d’una tantrica Bala Tripurasundari, protettrice della comunità Hijra, composta da eunuchi ed ermafroditi, che per loro indole aderiscono strettamente alla dottrina della non violenza, o ahimsa.
“In tutto ciò che concerne l’amore, ognuno deve agire in accordo con i costumi del proprio paese e con le proprie inclinazioni“, recita il Kama Sutra (al cap. IX). Ayyappa fu generato comunque dall’amore omosessuale di ?iva e Vi??u, così come il re ed eroe Bhagiratha venne al mondo da due madri. Nel Mahabharatha, re Drupada, dopo aver pregato a lungo Mahadeva, riceve dal dio un figlio “che non è né uomo né donna”, Sikhandin. Alla stessa stregua di un olimpico Achille, un altro celebre eroe del Mahabharatha, Arjuna, co-protagonista della Bhagavad gita, prima della grande battaglia di Kurukshetra, adotta abiti, gioielli, acconciature, comportamenti e danze tipicamente femminili.