Terapia della Gestalt
La psicoterapia della Gestalt si sviluppa agli inizi degli anni ’50 del secolo scorso, dal lavoro di Fritz Perls (1893-1970), medico ebreo di origine tedesca, il quale, per sfuggire alle persecuzioni naziste, emigra inizialmente nel sud Africa e successivamente si trasferisce a New York. Una volta stabilitosi negli Stati Uniti egli fonda, nel 1952, il Gestalt Institute of New York.
L’approccio della psicoterapia della Gestalt trae spunto dai concetti sviluppati in seguito alle ricerche nel campo della percezione svolte dagli psicologi della Gestalt, che dimostrano come l’uomo non percepisce le cose come elementi distinti e sconnessi, ma le organizza in insiemi significativi, mediante il processo percettivo.
Uno dei concetti basilari di tale approccio è che il tutto è più della somma delle sue parti; esso spiega la modalità del funzionamento di base non solo del processo percettivo, ma anche dell’apparato psichico in generale.
Quando noi osserviamo una figura geometrica, per esempio un quadrato, non lo vediamo come quattro linee e quattro angoli, ma come un oggetto unico. Ecco che l’oggetto, formato da tutte le parti che lo compongono, viene percepito come una totalità in cui il risultato finale è più della somma delle sue parti.
La psicologia della Gestalt è dunque una dottrina olistica, ossia si basa sull’idea che le proprietà di un sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti, ma vadano analizzate nella loro interezza. Tale concezione viene applicata all’essere umano, producendo una visione della persona come una totalità più grande e complessa delle parti che la compongono, ossia: corpo, mente, pensieri, sentimenti, immaginario, movimento. La persona è costituita dal funzionamento integrato nel tempo e nello spazio dei vari aspetti del tutto.
Da questo punto di vista curare esclusivamente un aspetto della persona o identificare una parte come la causa del problema significa frammentare artificialmente ciò che in realtà è qualcosa che funziona come unità. La psicoterapia della Gestalt pone particolare attenzione anche a quello che la scienza definisce “processo omeostatico”.
Tale processo governa le funzioni basilari della vita al fine di conservare l’equilibrio organismico e quindi la sua salute in condizioni variabili. Da esso discendono comportamenti coerenti e adeguati, atti a soddisfare i molteplici bisogni. Mentre la scienza si occupa e studia i bisogni fisiologici (ad esempio la regolazione fisiologica del livello di zucchero nel sangue), la psicologia tratta dei bisogni di natura psicologica dell’individuo e dei meccanismi omeostatici o adattativi con cui vengono soddisfatti, riconoscendo, comunque, che i due processi (biologico-fisiologico e psicologico) sono sempre interconnessi.
In una situazione di normalità l’organismo fa fronte a diversi bisogni che si manifestano simultaneamente, ma dal momento che può svolgere adeguatamente solo una funzione alla volta, deve operare una scelta entro una scala gerarchica di valori, seguendo uno schema che dà priorità al bisogno in primo piano (in “figura”), quello che preme con maggiore urgenza per il proprio appagamento, lasciando retrocedere temporaneamente nello “sfondo” gli altri.
La psicoterapia della Gestalt descrive il funzionamento organismico come l’organizzazione di questa dinamica figura/sfondo. Se, invece, il processo omeostatico fallisce, perché l’individuo non è stato capace di identificare i suoi reali bisogni, o perché non ha saputo stabilire con il suo ambiente un contatto adeguato, la Gestalt (che in tedesco significa “forma”) non si chiude, rimane inconclusa; e una Gestalt inconclusa pone continue interferenze al flusso di scambi tra l’individuo e l’ambiente, determinando una certa fissità nelle modalità con cui questi manipola e interagisce con l’ambiente stesso.
L’elemento che differenzia maggiormente l’individuo sano da quello nevrotico è, infatti, proprio l’elemento di mobilità. Un modello sano di funzionamento prevede, dunque, un continuo, armonico e ritmato processo di apertura e chiusura verso l’ambiente.
Uno di principali obiettivi della terapia della Gestalt è quello di ripristinare l’autoconsapevolezza che viene a mancare quando si manifesta un disturbo psicologico; ciò può essere fatto ristabilendo la capacità di discriminazione del soggetto, aiutandolo a scoprire cosa è e cosa non è lui stesso, cosa lo realizza e cosa lo frustra. La persona viene guidata verso l’integrazione, nella ricerca del giusto equilibrio e del confine tra sé e il resto del mondo.
Una delle tecniche principali, finalizzata ad accrescere in tutti i sensi la consapevolezza del paziente, è la così detta tecnica della consapevolezza. Sono cinque le domande, ormai diventate classiche, con le quali il terapeuta della Gestalt favorisce il processo di autoconsapevolezza: “Cosa fa?”, “Cosa sente?”, “Cosa vuole?”, “Cosa evita?”, “Cosa si aspetta?”. Il lavoro sulla consapevolezza prevede infatti più livelli di indagine; Perls usa la metafora del “pelare la cipolla”.
Si parte infatti dalle bucce in superficie, ossia il comportamento osservabile (cosa fa?), per poi passare via via agli strati più profondi, ovvero le sensazioni e le emozioni (cosa sente?), e in fine i processi cognitivi e volitivi (cosa vuole?; cosa evita?; cosa aspetta?) .
Il terapeuta dà molta importanza anche alle risposte non verbali del soggetto in quanto, mentre il linguaggio mente, il corpo è più sincero, e spesso svela quando e come il paziente mette in atto le sue strategie automanipolative e difensive.