Ipnoterapia

Milton Erickson - Wikimedia.org

La pratica della ipnosi ha una storia molto lunga. Esistono alcune testimonianze scritte riguardanti tale pratica che risalgono alla civiltà sumera; successivamente essa è stata adoperata per secoli in diverse pratiche orientali fra cui lo Yoga. Tuttavia fino al 1770 l’ipnosi non è mai stata utilizzata per scopi terapeutici. Il primo a farne questo uso è stato Franz Mesmer, il quale magnetizzava i suoi pazienti passando lievemente le mani aperte, dall’alto verso il basso, sul loro corpo. In seguito Milton Erickson eseguì degli studi che lo portarono ad elaborare un paradigma di intervento per la comprensione delle dinamiche ipnotiche.

Un altro fondamentale contributo alla tecnica ipnotica lo si deve a Jean Martin Charcot, che operò a Parigi nella seconda metà del diciannovesimo secolo e con il quale collaborò anche S. Freud. L’ipnosi è una tecnica terapeutica che si basa sulla provocazione di uno stato di trance nella persona; ottenuto ciò l’ipnoterapeuta procede con l’aiuto alla persona attraverso induzioni, ristrutturazioni, analogie, utilizzo di immagini mentali, ed altre tecniche finalizzate al raggiungimento degli obiettivi concordati con il paziente.

Esistono molte leggende, miti e luoghi comuni sull’ipnosi che vanno sfatati. Tali false informazioni traggono origine da fenomeni di disinformazione prodotti in gran parte dagli show televisivi e non solo, i quali spaventano molte delle persone che potrebbero ricavare beneficio da questo genere di terapia. Sono tanti infatti coloro che ritengono, senza possedere basi concrete per farlo, che l’ipnosi eserciti un controllo sulla persona che la vive e possa essere utilizzata per circuirla.

Sebbene siano possibili fenomeni come l’induzione di un’amnesia, o la perdita di coscienza durante una seduta ipnotica, non accade quasi mai che questi processi siano indotti nella pratica clinica e, cosa ancora più importante, va specificato che attraverso l’ipnosi non è possibile manipolare le persone in misura maggiore di quanto possa avvenire guardando uno spot commerciale o ascoltando un bravo oratore.

Il lavoro dell’ipnoterapeuta consiste nell’analizzare il problema lamentato dal paziente e valutare quanto l’ipnosi possa aiutare la persona; svolta questa operazione preliminare, terapeuta e paziente decidono di comune accordo quale tecnica sia più adatta al caso, nel totale rispetto persona, delle sue esigenze e dei suoi valori.

L’ipnosi non rappresenta un rimedio a tutti i mali, tuttavia si presta in maniera particolarmente efficace a tutta una serie di sofferenze psichiche, fra cui i disturbi d’ansia. Il suo effetto positivo sulla riduzione degli stati d’ansia è stato comprovato da diversi studi.

La tecnica si basa sull’induzione di uno stato di rilassamento fisico e mentale nel paziente, il quale genera uno stato più ricettivo verso gli stimoli provenienti dal subconscio. Tale stato può essere ottenuto per esempio invitando la persona a concentrare i propri pensieri su un oggetto specifico. Attraverso l’ipnosi si creano i presupposti per poter accedere con maggiore facilità alle risorse interne della persona, risorse in grado di produrre effetti benefici, o anche solo permettere alla persona di vedere i problemi in maniera diversa e più costruttiva.

Il terapeuta, dunque, non ordina dall’esterno al soggetto ciò che deve fare o credere, bensì lo aiuta nella ricerca delle sue risorse interne che possono servirgli per stare meglio. Lo stato ipnotico non è un sonno profondo o uno stato di incoscienza completa: si tratta piuttosto di una sorta di dormiveglia in cui le difese razionali agiscono con meno efficacia. Nei metodi moderni si invita il paziente ad accomodarsi ad occhi chiusi su un lettino rilassante, o anche a rimanere in posizione eretta.

Un vantaggio della psicoterapia basata sull’ipnosi è quello di fornire risultati immediatamente visibili e percepibili, infatti essi sono evidenti già dopo le prime sedute.

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