Intelligenza: definizione, caratteristiche e tipi

L’intelligenza umana, che qui prenderemo in esame, non si caratterizza come un fattore coerente e delineato, piuttosto essa si manifesta ed esprime attraverso un insieme numeroso di abilità, comportamenti, pensieri ed emozioni. La storia ha contato molti tentativi di definire il concetto di intelligenza in modo univoco, standard; tuttavia essi non hanno avuto successo. Il motivo del loro insuccesso risiede principalmente nel fatto che l’intelligenza non è qualcosa che si possiede o non si possiede, bensì un mosaico di elementi che trovano espressione in tutti i nostri comportamenti e pensieri. Per questa stessa ragione l’intelligenza di una persona non può essere facilmente misurabile; i test che si propongono di fornirne una stima non sono in grado di cogliere le infinite sfaccettature dell’intelletto umano e finiscono necessariamente per misurare una specifica abilità o capacità, trascurando le altre.

Una definizione di intelligenza generica, abbastanza ampia ma non esaustiva, può essere la seguente: l’intelligenza è l’insieme di tutte le capacità umane che permettono di adattarsi all’ambiente, di apprendere, di formulare ragionamenti e di comprendere l’altrui pensiero. In questa definizione ritroviamo una delle prime abilità che l’uomo ha acquisito in seguito alla sua comparsa sulla terra, ossia la capacità di adattarsi all’ambiente. Sapersi adattare, modificare l’ambiente circostante per renderlo più confortevole e accogliente è un comportamento intelligente alla base della nostra civiltà. Per poterlo fare è necessario essere in grado di apprendere, ovvero di osservare le cose e capirne il funzionamento, di estrapolarne le regole di base per poterle successivamente applicare a strumenti nuovi creati appositamente per assecondare le proprie esigenze. Capire il funzionamento di qualcosa, per esempio di un fenomeno naturale, presuppone un altro comportamento intelligente, in questo caso l’osservazione. Osservare significa concentrare la propria attenzione, i propri processi cognitivi, su qualcosa. Soltanto in seguito sarà possibile ragionare su un determinato concetto. Il ragionamento consiste nell’utilizzo di ciò che è stato osservato e appreso per formulare nuove possibilità, collegate al concetto di partenza ma diverse da esso. Il ragionamento ipotetico-deduttivo ne è un esempio; pensiamo a quando attraverso l’analisi di pochi dati a nostra disposizione giungiamo alla formulazione di regole generali.

L’intelligenza umana non è tutta qui; sebbene la definizione sopracitata fornisca un quadro abbastanza generale delle capacità intellettive, essa trascura indubbiamente molte altre forme intelligenti, quali per esempio la creatività, la fantasia, la saggezza, le abilità sociali e umane. Inoltre, un’analisi più approfondita può portarci a rilevare due diverse distribuzioni dell’intelligenza, una verticale ed una orizzontale. Mentre quella verticale si esprime in modo netto e definito in uno specifico ambito – pensiamo ad esempio ai geni della matematica o a quelli della musica (Albert Einstein, Wolfgang Amadeus Mozart) – l’intelligenza orizzontale si trova invece distribuita all’interno di tutte le altre, senza necessariamente spiccare in modo evidente in una di esse (Thomas Alva Edison). Esistono geni in determinate discipline ed esistono persone brave un po’ in tutto, le quali attraverso l’allenamento e la costanza possono arrivare ad alti livelli di prestazione in molti ambiti differenti tra loro.

Appare dunque evidente come il concetto di intelligenza sia estremamente complesso e variegato e non possa essere ridotto ad un insieme di abilità logico-matematiche. A questo proposito è bene notare come i test di intelligenza, per esempio il test di Stanford e Binet e più recentemente quello di Wais (Wechsler Adult Intelligence Scale), non siano in grado di fornire un quadro delle capacità intellettive di una persona che sia indipendente dal suo livello di scolarizzazione. In pratica chi possiede una maggiore scolarità tende ad ottenere punteggi più alti rispetto a chi possiede una bassa scolarità, producendo in questo modo una sovrapposizione tra livello culturale e capacità intellettive. Tali strumenti non vanno quindi considerati oggettivi e il loro utilizzo diviene utile solo nel caso in cui si vogliano esaminare determinati aspetti del funzionamento intellettivo, mentre l’utilità viene meno quando i loro risultati vengono generalizzati.

La psicologia cognitivista, introducendo negli anni ’60 il concetto di problem solving, ha compiuto il primo passo da una visione dell’intelligenza di tipo scolastico ad una più ampia, caratterizzata da un insieme di elementi non necessariamente collegati fra loro. In quegli anni sono stati introdotti concetti come “Intelligenze multiple” e “Intelligenza emotiva”, il cui obiettivo era quello di rilevare la complessità dell’intelletto umano, inserendo tra gli elementi intelligenti, oltre alle abilità logiche, astratte e analitiche, anche quelle di tipo creativo e sociale. La teoria delle intelligenze multiple è stata introdotta dallo psicologo americano Howard Gardner, e prevede la distinzione di ben 7 tipi fondamentali di intelligenza, localizzati in parti differenti del cervello.

  1. Intelligenza Linguistica: è l’intelligenza legata alle capacità di utilizzare un vocabolario chiaro ed efficace. Chi la possiede solitamente sa variare il suo registro linguistico in base alle necessità ed ha la tendenza a riflettere sul linguaggio. (Tomas Eliot)
  2. Intelligenza Logico-Matematica: coinvolge sia l’emisfero cerebrale sinistro, che ricorda i simboli matematici, che quello di destra, nel quale vengono elaborati i concetti. È l’intelligenza che riguarda il ragionamento deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche. (Albert Einstein)
  3. Intelligenza Spaziale: concerne la capacità di percepire forme ed oggetti nello spazio. Chi la possiede, normalmente, ha una sviluppata memoria per i dettagli ambientali, i luoghi e i percorsi. (Pablo Picasso)
  4. Intelligenza Corporeo-Cinestesica: coinvolge il cervelletto, i gangli fondamentali, il talamo e vari altri punti del nostro cervello. Chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di ben coordinare i movimenti. (Marta Graham)
  5. Intelligenza Musicale: normalmente è localizzata nell’emisfero destro del cervello, ma le persone con cultura musicale elaborano la melodia in quello sinistro. È la capacità di riconoscere l’altezza dei suoni, le costruzioni armoniche e contrappuntistiche. (Ludwig van Beethoven)
  6. Intelligenza Interpersonale o sociale: coinvolge tutto il cervello, ma principalmente i lobi pre-frontali. Riguarda la capacità di relazionarsi con gli altri e di creare empatia.
  7. Intelligenza Intrapersonale: riguarda la capacità di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme che siano socialmente accettabili.

Il modello di Howard Gardner è sicuramente abbastanza completo ed esemplifica in maniera efficace la notevole complessità dell’intelligenza. Negli ultimi anni ha assunto un ruolo fondamentale un altro tipo di intelligenza, che già Gardner aveva parzialmente integrato, utilizzando tuttavia un nome differente, nel suo sesto tipo: l’intelligenza emotiva. Questo tipo di intelligenza è stato introdotto da Daniel Goleman e si fonda su due tipi di competenza, una personale – connessa al modo in cui controlliamo noi stessi – e una relazionale, legata al modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri. Entrambe le competenze sono caratterizzate da abilità specifiche. In particolare, alla base della competenza personale possiamo rilevare la consapevolezza di sé, la padronanza di sé e la motivazione; mentre alla base della competenza sociale sono presenti l’empatia e le abilità nelle relazioni interpersonali. La consapevolezza di sé è quella capacità che ci permette di riconoscere le nostre emozioni dando loro un nome.

Oltre a ciò la consapevolezza di sé comporta un’autovalutazione approfondita delle proprie risorse interiori, delle proprie abilità e dei propri limiti, conducendo ad una percezione del proprio valore e delle proprie capacità e ad una sana fiducia in se stessi. La padronanza di sé comporta autocontrollo, ovvero la capacità di dominare le emozioni, senza tuttavia giungere alla soppressione o alla negazione delle stesse. Questa implica che anche se tutte le emozioni sono permesse, non tutte possono essere espresse. Non possiamo sempre controllare ciò che proviamo interiormente di fronte a comportamenti o avvenimenti, ma siamo responsabili per il modo in cui decidiamo di esprimerli. Da questo punto di vista essere dotati di intelligenza emotiva significa essere in grado di gestire i propri sentimenti, essere dunque in grado di esercitare un controllo consapevole su di essi per poterli esprimere in modo appropriato ed efficace. L’ultima componente della competenza personale è la motivazione, la quale può essere definita come l’insieme delle tendenze emotive che guidano, sorreggono o rendono possibile il raggiungimento di obiettivi. La motivazione comporta una spinta alla realizzazione personale, connessa al cercare la propria soddisfazione proponendosi obiettivi stimolanti, orientandosi al risultato, coltivando l’impulso a migliorare le proprie prestazioni.
L’empatia fa invece parte della competenza sociale ed è caratterizzata dal riconoscimento e dalla condivisione dei sentimenti e delle emozioni altrui, senza tuttavia dimenticare i propri oppure confonderli con quelli dell’altra persona. L’empatia comporta l’accettazione incondizionata degli stati d’animo così come vengono offerti nella relazione. Gli stati d’animo non possono essere modificati o negoziati, né approvati o disapprovati come si farebbe con i comportamenti. Affianco all’empatia abbiamo infine la comunicazione, che permette alle persone di interagire e di comprendersi in maniera più efficace. Saper comunicare in maniera efficiente è un’abilità da non sottovalutare, soprattutto se pensiamo che che rappresenta il principale mezzo che abbiamo a disposizione per esprimere ciò che sentiamo, pensiamo e vogliamo.

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