Terapia di Gruppo
Nella terapia di gruppo il terapeuta tratta con un certo numero di pazienti contemporaneamente. Essa risulta meno costosa della terapia individuale e può agire su più persone allo stesso tempo, offrendo il vantaggio di sfruttare in maniera più efficace il tempo.
Durante le sedute di terapia di gruppo l’attenzione può essere focalizzata su uno dei partecipanti, mentre gli altri ascoltano e partecipano attivamente, rendendo possibile una forma di apprendimento vicario. All’interno del gruppo, inoltre, le pressioni sociali possono essere sorprendentemente forti.
Se durante una seduta individuale il terapeuta dice a un suo cliente che il suo comportamento risulta ostile anche quando l’ostilità non è intenzionale, il messaggio può essere respinto; se invece tre o quattro altre persone concordano con l’interpretazione del terapeuta, diventa molto più difficile per l’individuo non accettarla.
Inoltre, molti traggono conforto e sostegno semplicemente dalla consapevolezza che anche altri hanno problemi simili ai loro. Molte delle tecniche proprie della terapia individuale possono essere impiegate anche per trattare gli individui in gruppo.
Vi sono, pertanto, gruppi a orientamento psicanalitico, gruppi di terapia della Gestalt, gruppi di terapia centrata sul cliente, gruppi di terapia comportamentale, nonché innumerevoli altri gruppi. Nel formare un gruppo per scopi terapeutici occorre tenere presenti diverse considerazioni.
La selezione dei pazienti. È più facile identificare le persone per le quali la terapia di gruppo non è appropriata piuttosto che coloro per i quali è appropriata. In generale, i pazienti affetti da una forma acuta di psicosi o di depressione, gli psicopatici o chi ha problemi connessi all’abuso di sostanze non sono buoni candidati per questo tipo di terapia, benché i gruppi specializzati possano apportare loro qualche beneficio.
I contesti ospedalieri consentono scarsa flessibilità per quanto riguarda la selezione dei partecipanti, perché di solito tutti i pazienti vengono inseriti in gruppi. I contesti non ospedalieri forniscono al terapeuta maggior controllo su chi possa opportunamente diventare membro di un gruppo.
La preparazione dei pazienti. La maggior parte dei terapeuti cerca di fare almeno un minimo di conoscenza con i singoli partecipanti prima di inserirli in un gruppo. Oltre a contribuire alla selezione, questa fase aiuta il terapeuta a preparare i partecipanti all’esperienza di gruppo, per esempio informandoli sulle regole di base, quali l’obbligo di mantenere la più assoluta riservatezza su quanto emerge all’interno del gruppo e la necessità di astenersi da comportamenti aggressvi.
La preparazione di partecipanti è associata a tassi inferiori di abbandono, a minori silenzi improduttivi e a risultati migliori e può mostrarsi uno dei fattori più importanti per la piena riuscita del trattamento di gruppo.
La frequenza e la durata delle sedute. I gruppi in genere si incontrano per una o due ore una volta alla settimana. All’interno degli ospedali psichiatrici le sedute di gruppo tendono a durare meno perché i pazienti ricoverati sono in genere più disturbati dei pazienti esterni e non sono in grado di affrontare lunghe sedute.
La coesione. In generale si ritiene che quando vi è coesione di gruppo, quando cioè i suoi membri si sentono coinvolti nel gruppo o provano un senso di lealtà nei suoi confronti, essi partecipano più volentieri, con un’adesione più piena, e sono più aperti agli interventi terapeutici.
La conclusione. Idealmente, un gruppo giunge a conclusione quando tutti i suoi membri hanno raggiunto i loro obiettivi terapeutici, ma ciò si verifica assai di rado. Fattori extraterapeutici – fondi insufficienti, membri che si trasferiscono etc. – giocano spesso un ruolo chiave nel determinare lo scioglimento di un particolare gruppo.
La conclusione della terapia di gruppo può indurre un’ampia gamma di emozioni, che vanno dalla felicità al senso di abbandono; tali emozioni e sentimenti diventano di solito argomenti di discussione per il gruppo.Il contesto ospedaliero e i contesti extraospedalieri. La maggior parte dei punti fin qui descritti si riferisce a gruppi i cui membri non sono ricoverati in ospedali psichiatrici. I gruppi composti da pazienti ricoverati differiscono da tali gruppi sotto diversi aspetti.
Negli ospedali, in genere, i pazienti vengono assegnati ad un gruppo che si incontra ogni giorno; questi gruppi hanno un ricambio molto rapido e sono più eterogenei rispetto ai gruppi formati da non ospedalizzati. I pazienti ospedalizzati tendono ad essere più ambivalenti rispetto ai non ospedalizzati, poiché la partecipazione al gruppo per loro è obbligatoria.
Essi, inoltre, soffrono di disturbi più gravi e quando non sono sotto l’effetto di farmaci antipsicotici o antidepressivi la loro capacità di partecipare attivamente al gruppo risulta notevolmente ridotta. L’obiettivo terapeutico dei gruppi di ricoverati è aiutare i pazienti a riconquistare il loro precedente livello di funzionamento e prepararli per la dimissione e il trattamento esterno.
I conduttori di tali gruppi svolgono in genere un ruolo più attivo e incoraggiano maggiormente la partecipazione rispetto ai conduttori dei gruppi extraospedalieri. Infine, diversamente da quanto avviene tra i partecipanti dei gruppi esterni, il contatto tra i pazienti ospedalizzati al di fuori del gruppo è frequente dal momento che essi vivono assieme.