L’ansia da separazione nei bambini

Prendiamo qui in considerazione le situazioni in cui il distacco dalle persone amate provoca un vissuto di angoscia, una risposta interna di malessere che può trovare varie forme espressive e talvolta accompagnarsi a manifestazioni fisiche.

Nell’Infanzia e nell’Adolescenza
Nei bambini è una reazione di spavento che essi spesso manifestano quando sono separati dalle persone alle quali sono attaccati. L’ansia da separazione accompagna le situazioni di perdita e di mancanza variamente vissute nei cambiamenti evolutivi; essa rappresenta i passaggi cruciali dello sviluppo e della crescita personale.

In questo senso abbiamo l‘Ansia da separazione come componente naturale del processo di crescita, che si supera con il progredire dei processi cognitivi e della sicurezza emozionale.

Normalmente compare nella seconda metà del primo anno di vita, raggiunge il massimo verso i 14-20 mesi e gradualmente diventa meno frequente e meno intensa durante l’infanzia ed il periodo prescolare (Kagan, 1983). Siamo invece in presenza di un “disturbo“, di manifestazioni cioè significative dal punto di vista clinico, quando dette manifestazioni diventano eccessive e di lunga durata.

I bambini con questo disturbo sono per esempio estremamente nostalgici quando sono via da casa, esprimono timori di non ritrovare i genitori, evitano di muoversi per proprio conto.

Possono avere difficoltà ad andare a letto ed avere incubi notturni. Le manifestazioni del disturbo variano con l’età. Quando sono più grandi le paure possono riguardare pericoli specifici ai genitori, alla casa o a loro stessi. L’insorgenza del disturbo può avvenire in seguito ad un evento “scatenante”, cioè dopo una situazione o episodio stressante (trasferimento, cambiamento di scuola, morte di un parente, separazione dei genitori etc.).

In età adulta
L’ansia da separazione in età adulta è un disturbo che limita l’attività indipendente e la capacità della persona di far fronte ai cambiamenti o ad alcuni cambiamenti in particolare. Abbiamo atteggiamenti iper-protettivi e iper-preoccupazione per i familiari o per alcuni di essi. Quando si presenta in età adulta riceve pochissima attenzione.

L’ansia per il distacco dal partner o dall’ambiente familiare, viene spesso minimizzata, svuotata di rilievo e di significato. L’eccessivo attaccamento, la necessità di rassicurarsi con la continuità della presenza fisica, la fantasia che possa accadere qualcosa alle persone amate: queste ed altre manifestazioni sintomatiche vengono facilmente ignorate e confuse.

Vengono infatti spesso scambiate, dalle persone che ne sono portatrici, per manifestazioni di “amore”, per naturale “preoccupazione” e “attenzione” verso i cari. In alcuni casi le suddette manifestazioni si presentano associate a disturbi fobici e attacchi di panico.

Attaccamento e Separazione

Disponiamo oggi di molti e approfonditi studi sull’importanza dei primi anni di vita nello sviluppo psicologico. Gli studi di S. Frued., M. Mahler, M. Klein, H.R. Schaffer, J. Piaget, R. Spitz, D.W. Winnicott, J. Bowlby, W.R. Bion, M. Balint, H. Hartmann, ed altri, ci forniscono evidenza dei fattori che influenzano lo sviluppo sano della personalità. così le fasi di “dipendenza” o di “attaccamento” dei primi anni di vita risultano la base per la successiva capacità di costruire legami affettivi.

Bowlby vede la variabile più importante “nella misura in cui i genitori di un bambino a) gli forniscono una base sicura, e b) lo incoraggiano ad esplorare a partire da questa base.

Ciò comporta per prima cosa una conoscenza comprensiva e intuitiva del comportamento di attaccamento del bambino, una volontà di assecondare tale comportamento, facendolo così cessare, e, in secondo luogo, il riconoscimento che uno dei più comuni motivi di collera infantile è rappresentato dalla frustrazione del desiderio di cure e affetto, e che l’angoscia riflette di solito insicurezza rispetto alla continuità della disponibilità dei genitori stessi”.

Sempre Bowlby: “sembra necessario postulare che qualsiasi modello rappresentativo della figura di attaccamento o di sé che un individuo struttura durante l’infanzia e l’adolescenza tende a persistere in modo relativamente immaturo fino alla e durante l’età adulta. Di conseguenza egli tenderà ad assimilare ogni nuova persona con cui possa costruire un legame, a un modello preesistente…”. La continuità e la rispondenza della madre ai bisogni del bambino permettono la realizzazione del rapporto di “attaccamento sicuro“.

L‘Attaccamento Sicuro è un legame bambino/adulto in cui il bambino ha piacere di avere contatto con un familiare a lui vicino e usa questa persona come una “base sicura” dalla quale partire per esplorare l’ambiente.

Questi bambini attaccati in modo sicuro, come risulta da una ricerca di M. Ainsworth (1978), a un anno di età esplorano attivamente l’ambiente quando sono con la madre e sono resi ansiosi dalla separazione.

Essi ricevono affettuosamente la madre quando ritorna e amano il contatto fisico con lei. A differenza, invece, i bambini che non hanno una base sicura di attaccamento non mostrano interesse all’esplorazione dell’ambiente in presenza della madre, sono molto stressati quando la mamma si allontana (o al contrario mostrano poco disagio) e al ritorno della madre hanno un atteggiamento ambivalente o di evitamento nei suoi confronti.

Osservazioni e correlati a lungo termine

I bambini che sono attaccati in modo sicuro all’età di 12-18 mesi hanno maggiore capacità di risolvere i problemi all’età di 2 anni (Frankel & Bates, 1990) e sono pù creativi nel gioco simbolico (Slade, 1987). I bambini che hanno avuto una base sicura di attaccamento, osservati a distanza di alcuni anni, risultano tranquilli nel prendere iniziative, sicuri, curiosi e pronti ad imparare.

I bambini invece con attaccamento insicuro risultano meno decisi, esitano a prendere iniziative, sono meno curiosi e meno interessati nell’apprendimento (E.Waters, Wippman e Sroufe, 1979).

In età adulta, una ricerca effettuata su un campione di studenti universitari mostra che coloro che ricordano la loro relazione di attaccamento primario come “stabile” e “sicura” vengono giudicati meno ansiosi e meno ostili dai coetanei ed hanno una minore probabilità di solitudine e di disagio personale dei compagni che descrivono le loro storie di attaccamento primarie come “insicure” (Kobak & Sceery, 1988).