Comportamenti manipolativi

In questo articolo tratto il modo che una persona usa per comunicare con gli altri. Quando in una relazione esiste il rispetto di se stessi e dell’altro, ognuno si rende conto del reciproco valore, dei specifici bisogni reciproci, quando le richieste, gli ordini, le confidenze, le effusioni amorose, le affermazioni e quanto altro, vengono trasmessi in modo chiaro ed esplicito, quando le emozioni e le opinioni vengono espresse in modo diretto, una relazione è sana. Sia che gli effetti sono spiacevoli o piacevoli, questo tipo di comunicazione dà una soddisfazione profonda in quanto è vera, onesta e trasparente: le parole e gli sguardi sono vivi e tra le persone si instaura una buona intimità che va oltre il significato delle parole.

Diversamente, quando quello che si vuole non viene detto in modo esplicito ma attraverso una comunicazione che mira a influenzare il comportamento dell’altro per soddisfare i propri bisogni, la relazione è insana; si basa su una modalità di comunicazione ambigua, creando malessere, sospetto, separazione e solitudine. Tra le persone coinvolte nella relazione si instaura un contatto superficiale e insoddisfacente, anche se, chi tenta di influenzare per avere il proprio guadagno avverte un senso di forza e potere; chi è raggirato invece sente disagio, umiliazione, perdita di energia e soprattutto rabbia nel momento in cui si rende conto di essere stato manipolato.

I principali modi usati per manipolare sono la vittima, il persecutore, il salvatore. Ogni individuo si specializza in un ruolo nella vita, ma impara a viverli tutti nelle varie situazioni del quotidiano.

La vittima è la persona che si lamenta, attribuisce la colpa di ogni male all’altro che viene anche considerato l’origine dei propri sbagli. Da adulti si può scegliere il ruolo della vittima (comportamento da copione) per ricevere attenzione e compassione dagli altri e per non assumersi la responsabilità di quanto accade (guadagno dal comportamento); ovviamente può ottenere risposte di sostegno (carezza positiva) ma anche risposte aggressive (carezze negative) che portano la vittima a pensare che l’altro sia ingiusto (attribuzione di responsabilità all’altro) perché non capisce quanto sia fragile e sperimentare dolore e umiliazione.

Il persecutore è colui che consiglia cosa dover fare in ogni momento (posizione di copione). In questo modo può imporre la sua volontà, dominare sull’altro. Può essere aggressivo, intimidatorio e punitivo per tenere tutti sotto controllo. Il persecutore usa la prepotenza fisica, verbale, psicologica e morale per indurre paura e sottomissione, rendendo impossibile la vita a chi sta vicino. Questo comportamento è scelto per vivere un senso di potere e potenza, e il vantaggio che se ne trae è di allontanare da sé la memoria del dolore vissuto e la percezione della propria immensa, intima fragilità.

Il salvatore si occupa a tempo pieno degli altri, non ha mai un momento per se stesso, vive nella speranza di trovare una vittima disposta a farsi salvare da lui (posizione nel copione di vita). Il guadagno della sua generosità è rendere l’altro dipendente, dominare sulla sua vita ed esercitare il suo potere. Sentire il potere di soddisfare le esigenze di chi sta accanto allontana il senso di impotenza, la paura di rimanere solo con se stesso, le paure antiche. La fuga da sé, la svalutazione dei propri bisogni ed emozioni, lo condanna all’insoddisfazione.

Questi ruoli sono delle tendenze comportamentali che vengono apprese inconsapevolmente nell’infanzia in relazione alle diverse esperienze familiari e diventano parte del carattere. Sono il modo in cui la persona sceglie inconsapevolmente di presentarsi al mondo, vivere ed entrare in relazione con l’altro.

 

 

Teresita Forlano

Psicologa, Specializzanda in Psicoterapia

della Gestalt e Analisi Transazionale.