Angelo era un manager di 42 anni, sottoposto al normale stato di stress del dover sempre prendere decisioni immediate, ma questo andava avanti da anni e non gli aveva mai creato grandi problemi.
Poi è successo qualcosa: data la situazione di crisi l’Azienda ha unificato due settori e l’hanno messo a capo di entrambi. Riguardo alla nuova metà del lavoro Angelo era piuttosto impreparato, cosa ben comprensibilmente dato che non si era mai occupato di quel settore. Ma le pressioni della Direzione alla performance non ne tenevano minimamente conto e oltretutto i ritmi del momento d’emergenza richiedevano che le cose fossero sempre pronte ‘per ieri’ .
E Angelo è andato in tilt: si sentiva così pressato dai carichi di lavoro e soprattutto dalla paura di sbagliare e dal fiato sul collo della Direzione, che ha cominciato ad avere episodi di ansia acuta: tachicardia, sudorazione abbondante, giramenti di testa, vuoto allo stomaco e l’impressione di star per svenire, che ovviamente hanno ridotto ancora di più la sua efficienza.
E’ andato dal medico che gli ha diagnosticato uno stato di stress da lavoro e prescritto dieci giorni di riposo. Ovviamente Angelo si è parzialmente ripreso stando a casa, ma al ritorno sul lavoro la situazione era se possibile anche peggiore: il carico arretrato si era accumulato, la Direzione lo teneva ancora di più sott’occhio e un collega in particolare sembrava un avvoltoio pronto a prendere il suo posto se solo commetteva un errore.
Si può immaginare il risultato: crisi di ansia ancora più acute, nuova visita medica, nuovo periodo di malattia, farmaci ancora più pesanti e così via…. Anzi, visto che gli era stato segnalato che i medicinali prescritti non potevano funzionare immediatamente, e che a breve termine avrebbero potuto avere effetti collaterali che diminuivano ancor di più la sua lucidità, gli sono state consigliate più settimane di malattia.
Il punto è che questo creava per Angelo una sorta di circolo chiuso: senza nulla togliere alla giustezza delle prescrizioni mediche, di fatto restando così a lungo lontano dal lavoro rischiava il posto o quantomeno perdeva tutta la credibilità che si era guadagnato con anni di fatiche e al suo rientro si sarebbe trovato in una situazione ancora più critica e quanto mai ansiogena.
Che fare allora?
La sua fortuna forse è stata che in quel weekend stavo tenendo un Corso di due giorni sulle tecniche per gestire l’ansia e lo stress: sono delle tecniche semplici che probabilmente molti colleghi conoscono. Niente di stratosferico: esercizi di respirazione e di rilassamento, tecniche mentali per evitare di preoccuparsi costantemente di eventi che potrebbero o non potrebbero succedere, modalità per ridurre l’impatto degli eventi negativi senza generalizzare, e modi per diminuire la paura del giudizio altrui e per rafforzare la sicurezza nelle proprie capacità.
Sono cose che come Psicologi sappiamo e dobbiamo fare, ma forse offrire delle alternative brevi e d’emergenza può aiutare molte persone che non possono oggettivamente aspettare i risultati di un lavoro più approfondito senza incorrere in evenienze che peggiorerebbero ancora di più la loro condizione.
Poi certo abbiamo proseguito con qualche seduta per risolvere le questioni più profonde che vincolavano Angelo al giudizio altrui e che lo esponevano tanto allo stress, ma continuo a ritenere che sia stata una cosa gentile offrirgli una modalità immediata per poter affrontare una situazione di ansia che altrimenti rischiava di involversi.
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Per chi desiderasse conoscere meglio la struttura dei Corsi brevi sulla gestione dell’ansia sono a piena disposizione: Dott.ssa Paola Santagostino www.pensieroecorpo.it. 02.6555635