La psicologia dei costrutti di George Kelly, resa pubblica nel 1955, è interessata alla persona nella sua globalità, intesa quale attiva costruttrice di teorie, impegnata ad interpretare il suo mondo e a creare – attraverso il linguaggio – i significati per ciò che le sta attorno. Un costrutto, come la stessa radice semantica lascia intuire, è l’unità elementare di discriminazione attraverso la quale si attua il processo di costruzione. I costrutti sono le chiavi di lettura che rendono il mondo intelligibile: se non disponessimo di tali criteri di discriminazione, il fluire degli eventi ci apparirebbe indifferenziato e di conseguenza privo di significato.
Un costrutto non è né un pensiero né una sensazione: è un atto di conoscenza. Si tratta della discriminazione che può essere operata sulla base di un pensiero razionale, è parte del modo in cui ci poniamo davanti al mondo come persone complete. La principale teoria del costruttivismo afferma che non esiste una realtà oggettiva, uguale per tutte le persone e indipendente dall’osservatore, ma esistono molte diverse realtà, poiché tante sono le persone in grado di percepire e vedere le cose. Ogni individuo si crea dunque una realtà personale, unica, utilizzando nel produrla le proprie regole soggettive interne. Tale costruzione avviene in base a ciò che la persona crede, vede e sente nella sua personale esperienza di vita. Il focus, dunque, è la persona con le sue teorie e il suo modo di costruirle. Essa, come uno scienziato o un narratore, è fondamentalmente impegnata a dare senso a sé, agli altri, alle relazioni con loro, al mondo e ad anticipare ciò che succederà. così, le realtà che noi creiamo e che ci mostrano il mondo nel modo in cui lo percepiamo, sono soggette a continue ricostruzioni, a continue reinterpretazioni e ridiscussioni.
Il processo di conoscenza, elemento fondamentale della teoria costruttivista di Kelly, viene messo al centro dell’attenzione; esso è infatti alla base dell’esperienza umana, con le sue continue ricostruzioni, perturbazioni e reinterpretazioni finalizzate. Ogni individuo è come uno scienziato continuamente impegnato nel tentativo di dare un senso al mondo che sperimenta, di anticipare gli eventi in cui è coinvolto, elaborare proprie teorie, sperimentare le proprie ipotesi e valutare i propri lati pratici. L’anticipazione rappresenta il tentativo di costruire invarianti per imporre un minimo d’ordine alla realtà, assimilarne e differenziarne i diversi elementi. Kelly sostiene che ciascuno ha la propria visione del mondo (la teoria), le proprie aspettative rispetto a ciò che accadrà in determinate situazioni (ipotesi), e che il comportamento è un continuo esperimento dotato di significato, che può cambiare, venire elaborato, e che è negoziato.
“Una persona è ciò che fa” ci dice lo stesso Kelly. Come nelle scienze naturali l’atteggiamento positivista è stato superato dalle più recenti teorie della fisica quantistica, così nelle scienze cognitive tale atteggiamento è stato messo in discussione dall’approccio costruttivista alla conoscenza, il quale tiene conto del punto di vista di chi osserva. In questa ottica la conoscenza non rappresenta tanto la realtà così come è, quanto piuttosto la realtà come appare agli occhi di un osservatore che la esamina operando specifiche distinzioni. Egli può infatti selezionare solo determinati aspetti della realtà, dipendenti dalla sua interazione con essa e dalle sue esperienze passate. Ciò rende illusoria l’oggettività del conoscere, e introduce una forma di conoscenza in cui l’osservatore viene integrato nelle descrizioni che opera. Ognuno di noi si costruisce dunque una mappa mentale delle cose, la quale influenza il modo di vedere la realtà; alcuni suoi aspetti vengono amplificati mentre altri possono non essere considerati.
Questo approccio è caratterizzato da una profonda considerazione per le differenze personali, che vengono rispettate ed utilizzate nella comprensione degli individui. Allo stesso tempo esso richiede a ciascuna persona di accettare la responsabilità che si viene a generare per il tipo di realtà che essa crea attraverso le sue stesse attività. Da questo punto di vista, il modello di Kelly privilegia le domande personali piuttosto che le risposte semplificanti. Capire pienamente un’altra persona significa comprendere le sue domande profonde piuttosto che rilevare i tipi di risposte che si è data. L’unica via per evolvere come esseri umani – sempre secondo Kelly – consiste nel prendere coscienza delle proprie lacune di conoscenza, e continuare ad operarsi per spostare sempre più in là il confine del proprio sapere. La forza dell’uomo sta quindi nella predisposizione per la ricerca e l’esperienza, e lo strumento è dato dal coraggio di fare continuamente esperimenti con se stesso per scoprire di volta in volta i propri limiti e spingerli più lontano.
La logica di Kelly è di tipo “geometrico”, fatta di postulati e corollari. Il postulato fondamentale consiste nel considerare i comportamenti delle persone diversi rispetto a reazioni a stimoli e rinforzi, caratterizzati piuttosto da espressioni di progetti e intenzioni basate su una struttura linguistica in continuo movimento e mutamento. Il primo corollario (della costruzione) che deriva da questo postulato è che “una persona anticipa gli eventi costruendone le repliche” (Kelly, 1963, p. 50). Il corollario dell’individualità afferma che la diversità individuale si basa sulle modalità di anticipare il futuro: “Le persone differiscono l’una dall’altra nella loro costruzione degli eventi” (Kelly, 1963, p. 55). Ogni persona, infatti, attribuisce un diverso significato alle stesse esperienze e agli stessi eventi. Il corollario dell’organizzazione introduce il concetto di “sistema”, come quell’insieme di costrutti nel quale le incompatibilità e le inconsistenze sono minimizzate.
Un altro corollario importante è quello della scelta, che sottolinea ulteriormente il peso del libero arbitrio della persona; ognuno sceglie l’alternativa che preferisce, ovvero quella con maggiore potere predittivo. Una persona può inoltre impiegare di volta in volta una varietà di sottosistemi di costruzione che sono deduttivamente incompatibili gli uni con gli altri, secondo quanto esposto dal corollario della frammentazione; un individuo può essere un buon genitore sia quando è affettuoso che quando è severo con i propri figli. Il corollario di comunanza sostiene che i costrutti simili utilizzati da persone diverse testimoniano che i processi utilizzati da tali individui sono psicologicamente simili. L’ultimo corollario è dedicato alla socialità e descrive i costrutti come uno strumento, non solo per frazionare la realtà in fenomenologie individuali, ma anche per condividere l’esperienza e per comprendere gli altri accogliendoli nei nostri schemi di significato.
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