Avevo scritto un post cinque anni fa ma, da allora, le cose sono molto cambiate. Le cose vanno male, al punto che la situazione del lontano periodo 2012-2013-2014, seppur non idilliaca, oggi sembra il paradiso. A partire da aprile 2014 per me è cambiato tutto, con l'esordio improvviso di un serio problema di salute. Dopo anni di visite mediche, ricoveri in giro per l'Italia, terapie, prese in giro e guerre familiari, a fine 2016 mi è stata diagnosticata una encefalomielite mialgica, detta comunemente e molto volgarmente "sindrome da fatica cronica", una malattia che si presume coinvolga il sistema nervoso e altri apparati e che provoca una seria mancanza di energia con capogiri, astenia, nausea, insonnia e parecchi altri sintomi. La cura non esiste, si può solo cercare di controllare i sintomi più invalidanti (tra l'altro, non è nemmeno una malattia rara, visto che ne soffrono oltre 100.000 italiani). Dall'inizio dei sintomi, tutto si è trasformato in un incubo, soprattutto per la concomitanza di altri fattori che nulla hanno a che fare con la malattia in sé, ma che hanno un impatto serio su di essa. Mi sono dovuto scontrare anche con lo scetticismo di familiari e medici, visto che ancora oggi tantissima gente non sa dell'esistenza di questa malattia o la scambia per una depressione o altro. Dall'inizio della malattia, tutte le mie attività sono crollate e ci sono stati momenti terribili. Il 2014 (dovevo ancora compiere 22 anni) è stato l'ultimo anno in cui ho potuto frequentare l'università. Non volevo rassegnarmi e così decisi di spremere tutte le forze per dare due grossi esami nel periodo estivo e, dopodichè, la fine. Finito ricoverato in ospedale e poi costretto a letto per anni. E' seguito un declino fisico allucinante, le giornate erano diventate impossibili: un vero e proprio disabile, con l'aggravante dell'assenza di una qualunque forma di riconoscimento da parte della sanità. Nell'arco di pochi mesi, tutta la mia esistenza per come l'avevo conosciuta, era sparita. Gli amici sono scomparsi, gli impegni azzerati, l'università persa, il semplice stare in piedi anche per 10 minuti all'aria aperta un miraggio. Questo problema ha poi compromesso l'intero delicatissimo equilibrio della mia stessa famiglia, portandola quasi alla disgregazione. Molte volte mi è capitato di rimanere da solo allettato e senza alcun aiuto, cavandomela credo per miracolo. L'unica realtà che oggi conosco sono i muri della stanza in cui sto sempre. Mi sono sempre detto "mai mollare" e le notti, quando certe volte sopraggiungeva il terrore di essere spacciato, facevo appello a tutte le mie possibili risorse mentali, cercando di trovare una qualche soluzione. E' stata durissima ma questa cosa mi ha permesso di resistere più a lungo. Guardando indietro, posso dire davvero che se non avessi fatto così, sarebbe stata la fine, letteralmente. Nel periodo 2017-2018, oltre ogni immaginazione, ho avuto un leggero miglioramento fisico e questo mi ha ridato la speranza. Questa malattia ha un decorso imprevedibile e uno può solo prendere le cose per come vengono. Purtroppo, però, sono comparsi nuovi problemi. Le primissime volte che avevo ripreso a stare nella posizione eretta (e non più disteso), tutti hanno ricominciato ad aspettarsi miracoli da me. La mia famiglia mi incolpava per tutto, nessuno sembrava mostrare uno straccio di sensibilità. Oltretutto, la situazione che mi circondava era grave: mia nonna è stata colpita da un ictus e dopo un lungo periodo di sofferenza è morta nel 2018, mentre contemporaneamente all'altra nonna è stato diagnosticato un cancro e ha subito un intervento, ma non ha ancora scongiurato il pericolo. Dopo quattro anni di sospensione dei miei studi per malattia, ho dovuto cancellare l'iscrizione all'università che frequentavo per iscrivermi ad una telematica. Questo fu, ovviamente, dettato dalla impossibilità di potermi spostare per frequentare i corsi, perchè ero costretto a far tutto da casa. In realtà non avevo neanche la forza e la voglia di fare una cosa del genere, essendo ormai da tempo completamente demotivato e privo di un qualunque stimolo o svago. Avrei voluto approfittare del leggerissimo miglioramento fisico per stare all'aria aperta, vedere il sole, stare vicino agli alberi. E invece ho dovuto dare priorità agli impegni, a ciò che era necessario fare (perchè naturalmente nessuno può studiare al posto mio e per avere un futuro bisogna anche sacrificare qualcosa, a volte anche tanto). Gli esami, ovviamente, si svolgevano in sedi sempre diverse, come accade nelle università telematiche. Il primo esame che diedi in questo modo fu una sorta di catastrofe a livello fisico. Io stavo in piedi a malapena ma dovetti viaggiare per oltre 100 chilometri, fare attese interminabili, con lunghi spostamenti a piedi e anche una rampa di scale di tre piani, con anche il viaggio di ritorno. Il voto fu 30/30 ma arrivai a casa completamente a pezzi, con dolori dappertutto, formicolii e senza più la forza di muovere nemmeno le dita. Tutti gli altri esami ebbero praticamente le stesse conseguenze. E così si arriva al 2019 e ho compiuto 26 anni. Quello che è accaduto ha veramente dell'incredibile: mia madre, che da anni ha una storia di grave depressione e alcolismo, ha cercato varie volte di scappare di casa e ha perfino tentato di ferirsi con un coltello. A maggio 2019 mia sorella ha subito una violenza sessuale e adesso è in terapia per il trauma subito, mentre a mio fratello è stato diagnosticato un ennesimo problema di salute (oltre a quelli che aveva già), una porcata di cui non mi va nemmeno di scrivere il nome. Insomma, non so nemmeno da dove partire e come poter definire tutto questo. Sembra che stia facendo una sorta di elenco telefonico di tutti i disastri che sono capitati. Io credo di aver ormai raggiunto l'esaurimento: sono riuscito a laurearmi ma non sono riuscito ad esserne felice (tra l’altro, non avevo nessuno con cui festeggiare). Avverto una stanchezza devastante e ho ormai completamente perso la capacità di programmare le cose e reagire. Non riesco più ad avere a che fare con gli altri membri della mia famiglia. Hanno i loro problemi e i loro tantissimi impegni ma stanno distruggendo anche me, che ho già i miei. Non c'è alcuna comunicazione tra di noi, vivo completamente isolato, senza alcuna forma di dialogo con nessuno da anni. Quando lo stress diventa troppo si riacutizzano i sintomi della malattia e quindi ho bisogno di riposo, anche se ormai ho perfino problemi alimentari (al limite dell’anoressia) e di altro genere perchè non riesco a fare tutto da solo e finisco per trascurarmi. Non ho più amici da anni e non ho punti di riferimento fuori da qui. Per di più, il senso di isolamento che provo è estremizzato dal fatto di vivere in una zona completamente isolata e sottosviluppata, dove dilagano disoccupazione, povertà, mancanza totale di prospettive, ignoranza totale, bigottismo, rassegnazione. Un posto orribile, nella lista dei peggiori d'Italia. Non ho un mezzo per spostarmi, quindi i miei orizzonti sono limitati alle poche centinaia di metri che posso fare a piedi, quando va bene; anche perchè i mezzi pubblici sono da terzo mondo. Tutta la gente che frequentavo un tempo è oggi sparsa in varie parti d’Italia perché sono emigrati tutti. Io sono l’unico “superstite” della vecchia cerchia rimasto nella zona. La mia paura è che sarò costretto anche io a fare la stessa cosa, ma il problema è che in questo momento mi è completamente impossibile programmare qualsiasi cosa. Non so più a che pensare, perché le ho provate tutte ma non c’è modo di cambiare questo schifo. E’ la seconda volta che scrivo questo post. La prima volta si è cancellato improvvisamente mentre stavo per pubblicarlo e riscriverlo è stato non facile, anche perché per sbrigarmi non ho più inserito altre cose che avevo messo prima, quindi forse sembrerà un po’ confuso. Quello che vorrei chiedere è cosa potrei fare in questi casi. Qualcuno qui ha un consiglio da dare? Nella vita reale non c’è nessuno a cui possa chiedere, la situazione è da manicomio. Spero che qualcuno mi risponderà.