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Ciao a tutti. Sono una ragazza di 27 anni e sono nuova del forum.
Ho già accennato nella sezione "umore depresso" qualcosa della mia storia.
Cercando nel forum ho trovato alcuni vecchi thread in cui si discuteva del senso della vita. In questi thread ho trovato interventi in cui ho trovato finalmente riflessioni a me molto familiari sul senso della vita, riflessioni che per vergogna non dichiarerei mai in maniera tanto onesta con amici e parenti. Vorrei riportare in auge la discussione visto che si lega strettamente al mio malessere e mi farebbe piacere parlarne.
Io è da quando mia madre se n'è andata, quasi dieci anni fa, che la vita mi ha messo crudamente di fronte alla morte e mi ha spinto a entrare in un vortice di domande senza risoluzione circa il senso della vita. In sostanza, per me è drammatica quasi a livelli insostenibili la consapevolezza che siamo degli esserini perfettamente insignificanti e che dopo la nostra morte non sentiremo più niente e presto nessuno si ricorderà neanche più che siamo passati su questa terra. Questa prospettiva mi porta a concludere che la vita sia praticamente inutile e il pensiero che prima o poi morirò e che dopo ci sarà il niente assoluto mi manda in panico.
La mia psicologa mi dice sostanzialmente che in effetti la vita in sé non ha senso e che dobbiamo dargliene uno noi e nel contempo fare come il surfista sull'onda, cioè concentrarci sul presente senza perdersi in queste pippe trascendentali. Ma, a distanza di un anno di terapia, queste "soluzioni" continuano a non essermi granché d'aiuto.
Spesso penso che mi piacerebbe avere fede in Dio perché credere in un aldilà annullerebbe il timore del nulla assoluto, ma razionalmente mi è molto difficile, quantomeno per quel che riguarda la fede cristiana (che basta andare a leggere un po' e si scopre che non ha fatto altro che costruire una religione ex novo impossessandosi delle tradizioni dei culti precedenti). Ma anche se qualora ci fosse la speranza di un aldilà, come cavolo impegneremmo l'eternità che ci aspetta?
Io per ora non riesco a venire a capo del dilemma. Molta della mia depressione è legata a questo problema. E pensate che fondamentalmente, a parte l'esperienza dolorosissima della morte di mia madre, non ho grossi problemi. Ho una famiglia che mi vuole bene, amici che mi vogliono bene, situazione economica nella media e ho tante possibilità che la vita mi offre. E sì, tutto questo mi fa sentire ancora di più in colpa.
Voi che ne pensate? Per favore non ditemi "non ci pensare" perché per me è impossibile.
Di per sè non ne ha. Non c'è nemmeno una logica in quello che succede.
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