Un evento traumatico è tale in quanto pone la persona di fronte a una sensazione soggettiva e/o oggettiva di sentirsi minacciata o impotente.
La questione centrale del trauma è la realtà: la verità (come è accaduto in occasione del terremoto dell’Aquila) infatti costituisce il nucleo psicopatologico dell’esperienza traumatica.
La risposta al trauma si sviluppa da un iniziale stato di ansia a un progressivo blocco delle emozioni unito a un rallentamento psicomotorio.
Nei sopravvissuti a eventi catastrofici si possono riscontrare racconti asettici, privi di rabbia, mentre al contrario i racconti riguardanti eventi antecedenti al trauma sono più particolareggiati e ricchi di emozioni.
A volte questo essere privi di emozioni, espresso nei racconti dei sopravvissuti con la frase ‘ non so, non ricordo ’culmina nello lo stato di ALESSITIMIA, ovvero l’incapacità di dare un ‘nome’, di riconoscere le proprie emozioni.
Attribuire un nome alle proprie emozioni permette alla persona di acquistare un maggior controllo sul proprio mondo interno e sulla realtà.
Un trauma a seconda dell’età può produrre o un arresto dello sviluppo affettivo della personalità o una regressione di tale sviluppo (ed è proprio per questo che è importante un adeguato e tempestivo intervento che comprenda tutti i bisogni, non solo di natura materiale verso i sopravvissuti a calamità naturali), in entrambi i casi le emozioni perdono la loro funzione originaria di segnali di allerta.
Ogni emozione è vissuta dalla persona come una minaccia di ritorno del trauma. Perdono la loro funzione di sentinelle, c’è una separazione tra la reattività emotiva e l’azione finalizzata: la persona non è più in grado di dare un significato e una spiegazione alla propria rabbia o paura, divenendo così l’emozione un inefficace segnale di cambiamento.
Le emozioni hanno la funzione psicologica di avvertire la persona circa il verificarsi, il significato e la natura dell’evento che sta accadendo.
Fungono anche da segnali che consentono di ricapitolare la personali aspettative verso il mondo e come ‘agenti motivanti’ per intraprendere o meno un’azione atta a modificare la propria esistenza.
Nelle persone traumatizzate queste funzioni decadono, vengono come sommerse dalla irruenza distruttiva degli eventi.
Questo perché il ricordo del trauma non viene assimilato e accettato come parte del passato, inizia a esistere indipendentemente dagli altri schemi personali: c’è l’incapacità di integrare l’evento traumatico nella propria storia, a tal punto che sembra smarrita la capacità di assimilare nuove esperienze di vita.
L’esperienza traumatica, in un estremo tentativo di autocura (di proteggere le parti più vulnerabili di Sé) viene vissuto come una esperienza scissa dove i suoi aspetti emozionali e sensoriali restano intrappolati nel corpo sotto forma di somatizzazioni, mentre gli aspetti più cognitivi del trauma (flash, sogni ad occhi aperti) restano nella mente.