Tra i disturbi di personalità si annovera il disturbo narcisistico, configurazione personologica con tratti specifici, in cui è importante poter distinguere tra forme di narcisismo “sano” ed espressione di una buona stima di sé ed invece forme patologiche che rivelano forti carenze nella struttura dell’Io dell’individuo.
Vi è anche da tenere in considerazione il contesto ambientale e culturale in cui la personalità narcisistica vive nel mondo contemporaneo. La società occidentale dei nostri giorni risulta fortemente impregnata dell’esaltazione di modelli spesso di matrice narcisistica, in cui vi è un’idealizzazione dell’immagine di sé, del proprio corpo, dei propri “possedimenti” (non ultimi il poter esibire partner dall’aspetto vincente o seduttivo), privilegiando l’immagine più superficiale ed oscurando gli aspetti più interiori, profondi e meno visibili della natura umana.
Persino uno degli aspetti più caratteristici della personalità narcisistica, come lo sfruttamento dell’altro senza riconoscerne il valore o il bisogno, risulta spesso in certi contesti, soprattutto di matrice professionale, adattivo, funzionale o addirittura premiante.
In questo contesto culturale, possono dunque affermarsi con successo alcune strutture di personalità narcisistica patologica, la cui caratteristica principale è appunto quella di sentirsi “unici” e speciali, di avere fantasie di illimitato successo, potere, fascino, di sfruttare secondo i propri bisogni gli altri, di aspettarsi sempre atteggiamenti di favore nei propri confronti, senza provare empatia nei confronti del prossimo.
Spesso è difficile poter stabilire una linea di confine tra comportamenti che rientrano in un quadro di narcisismo sano e quelli invece di matrice patologica. Uno degli ambiti in cui è più marcata la distinzione tra le due realtà è quello del mondo degli affetti.
Un aspetto comune e fortemente avvilente nei soggetti patologici è, infatti, la loro incapacità di provare amore ed empatia verso gli altri, prendendo in considerazione e tollerando i bisogni dell’altro, accettando il conflitto interpersonale e l’ambivalenza insita nei rapporti amorosi di lunga durata.
Il narcisista manca di sensibilità, interesse e voglia di “ascoltare” il mondo interno dell’altro, che non viene percepito come persona con specifici e propri bisogni, diversi dai propri ed altrettanto degni di essere accolti.
E’ molto comune nella personalità narcisistica avere solo relazioni di breve durata, spesso con partner che siano in grado di esaltare e “coccolare” l’immagine del compagno. Queste relazioni tendono ad interrompersi nel momento in cui il partner rivendica bisogni propri e di coppia che il narcisista non è in grado di offrire nel rapporto, andando sempre a privilegiare il nutrimento delle proprie esigenze.
Frequentemente, soprattutto nel maschio narcisista, vi è la tendenza a collezionare successi amorosi di natura superficiale (la cosiddetta “sindrome da Don Giovanni”), interrompendo le relazioni nel momento in cui la propria “conquista”, che inizialmente era stata idealizzata per l’apporto che dava all’immagine di sé, perde quel fascino figurando agli occhi del narcisista come persona ormai senza valore ed “inutile”.
La vita dei soggetti narcisisti appare dunque spesso come vincente, indipendente e ricca di trionfi, ma nasconde un mondo arido di affetti, dove convivono stabilmente incostanza, insoddisfazione ed incapacità di sentirsi valorizzati.
Nel trattamento di questi pazienti è fondamentale ristabilire un clima terapeutico di forte accoglienza ed empatia, che sia in grado di creare un terreno per poter elaborare le carenze di rispecchiamento e riconoscimento della relazione genitoriale primaria, che sono all’origine di questa struttura di personalità di forte fragilità.
Dott.ssa Sibilla Segatto
Psicologa- Mediatrice familiare
Milano
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