Gli amori patologici ed i meccanismi che infrangono l’amore

Nella società moderna, soprattutto nell’era dell’ipercomunicazione, come quella in cui noi tutti ci troviamo, capita sempre più spesso di “sentire” da parenti, amici, mezzi televisivi ed internet, di coppie che si lasciano dopo storie tormentate. Storie che nascondono anni ed anni di liti frequentissime, incompatibilità relazionali, incomprensioni, condotte talvolta autolesive e nelle quali il tema della frustrazione è spesso presente. Frustrazione prodotta dalla presa di coscienza che lasciarsi definitivamente diviene quasi impossibile, come essere in presenza di un muro invalicabile che ci pone di fronte ai nostri limiti. Queste coppie impiegano mesi, anni ed in alcuni casi decenni prima di compiere il passo difficile, ma responsabile, che li porterà verso una presa di coscienza consapevole e matura, che poi si tradurrà in azione, ovvero: la strada della separazione.>

Chiameremo gli amori che risultano essere oggettivamente impossibili “amori patologici”.

Nell’amore patologico l’elemento predominante è rappresentato dalla dipendenza da colui o colei che rappresenta l’oggetto d’amore. Per oggetto d’amore s’intende la persona sulla quale vengono investite le “energie d’amore”. Queste energie “riempiono” sia la persona che le investe, sia la persona che le riceve (che a sua volta le reinvestirà, creando in questo modo un interscambio). Da questo scambio si genera un aumento reciproco del benessere nella coppia, sino a quando uno dei due elementi “spezza”, per qualche ragione, questa interconnessione. Le ragioni per cui la diade relazionale amorosa subisce una scissione implicita o esplicita possono essere rappresentate da tre elementi:

  1. Un nuovo investimento d’amore: esso si manifesta quando si sviluppa un investimento su un diverso oggetto d’amore da parte di uno dei due partner (capita sovente con persone che si frequentano spesso, come i colleghi di lavoro o nuove conoscenze nate attraverso il web) e tale oggetto catalizza molte o tutte le energie relazionali che prima erano investite sul precedente partner .
  2. La presa di coscienza del disinvestimento: avviene quando uno dei due partner si rende conto di non provare più il sentimento d’amore verso il compagno (e lo manifesta attraverso un comportamento sentimentalmente ambivalente, apatico, depressivo con la tendenza all’evitamento sessuale). In questo caso si verifica un disinvestimento senza che, come nel caso precedente, vi sia un nuovo oggetto catalizzatore dell’energia d’amore.
  3. La presenza di un grande problema che porta al malessere nella coppia: avviene nel momento in cui un componente nella coppia vive una problematica interiore così forte che lo porta a staccarsi dall’altro (capita quando si vivono forti conflitti sul luogo di lavoro, eventi altamente stressogeni o traumatici). In questo caso il soggetto investe totalmente su di sé; potremmo definirlo quasi un investimento narcisistico che lo rende privo di quella “vecchia” energia d’amore.

Salvo in alcuni casi, non succede quasi mai che questi elementi di rottura si manifestino nei due partner nello stesso momento, anzi capita proprio il contrario: uno dei due compagni disinveste dalla relazione, ma l’altro no. In questi casi, quando la coppia non riesce a superare il problema, la difficoltà sta nel riuscire a portare chi non ha disinvestito dalla relazione verso una presa di coscienza della rottura nella coppia, per poi giungere all’accettazione. E’ anche vero che chi ha già disinvestito (e se ne rende conto) non sempre ha il coraggio di passare all’azione, spesso perché esiste la paura che i figli ne soffriranno molto o che le famiglie d’origine o il contesto sociale possano non accettare di buon grado questo cambiamento. In questo modo la situazione si complica, perché si può creare una situazione di stallo con la conseguenza che l’intero sistema famiglia ne andrà a soffrire.

 

Dott. Dario Lupo
Psicologo Psicoterapeuta, Milano