Depressione e Regressione

Un uomo di mezz’età mi chiese la consultazione perchè sosteneva che non riusciva a capire cosa gli fosse successo. Di buona cultura e buon livello socio-economico, celibe, aveva interrotto da un anno una relazione con una donna divorziata della stessa età. Mi parlava di lei come di un amore grande, profondo, adrenalinico, che “lo faceva camminare sulle nubi”. La sua storia era finita in quanto ella anteponeva sempre i figli alla possibilità di trascorrere il tempo libero con lui, e la situazione era diventata insopportabile, sino ad esplodere in vere e proprie crisi di gelosia, nonchè di autosvalutazione. Egli aveva più volte cercato un compromesso con lei, ma tutto era risultato inutile. Appena l’aveva lasciata, avvertì  un enorme dolore che, dopo circa una decina di giorni, scomparve per lasciare spazio ad un vuoto interiore che egli definiva immenso, incolmabile e “placido”, come una sorta di mare tranquillo. Egli, come mi spiegò, non era più assolutamente in grado di provare emozioni, nè positive, nè negative; non provava gioia, tristezza, rabbia, allegria: solo un indicibile vuoto. “Così non vivo; non sento più nulla. Preferirei morire.” Era stato in grado di reagire a quella situazione frequentando una escort, che individuò come adatta per lui solo dopo vari tentativi. Mi disse che l’aveva scelta perchè la trovava accondiscendente, discretamente dolce, diretta nel dialogo e simpatica. Durante i loro incontri, lui chiedeva di stringergli la mano, di sdraiarsi sul letto assieme e di concedergli baci veri che desiderava fossero appassionati e caldi. Poi, dopo baci, carezze e qualche momento di dialogo tranquillo, egli si sdraiava nudo nel vano doccia del bagno e si faceva orinare sul viso, sul petto e sul collo dalla ragazza, mentre si masturbava guardandola negli occhi e fissando lo zampillo della sua urina. Dopo essersi fatti la doccia assieme, si sdraiavano nuovamente sul letto, e mentre lei lo accarezzava con le mani su tutto il corpo, lui si masturbava sino a giungere all’orgasmo, dopodichè pretendeva, come coronamento di quell’istante di supremo piacere, un bacio caldo e appassionato.

A volte, dopo il pissing nel bagno, egli si eccitava osservando la ragazza giocare con falli di lattice e dicendole qualche parola volgare, del tipo:”Sei proprio troia…!” Con questa ragazza, non desiderava rapporti completi in quanto per lui questi ultimi erano da riservare solo alla donna che si ama, e non ad una donna a pagamento.
Egli frequentò questa ragazza per circa un anno, durante il quale le scrisse, consegnandole a mano, varie lettere nelle quali dichiarava il suo bene ed il suo affetto, oltre a narrare un poco della sua quotidianità. Quando gli chiesi cosa provava per quella donna, non mi seppe rispondere. Disse solo, sbigottito e stupito:”Non so… non saprei… non l’ho mai capito. So solo che da quando la frequento, il dolore per la mia ex compagna si è lenito e mi sento più leggero, tuttavia non riesco a provare sentimenti di qualsiasi tipo.” Si tratta di un caso, osservando attentamente le parole e lo stato d’animo del mio paziente, di depressione borderline, un tipo particolare di depressione, come già precisato in un precedente post, in cui il caratteristico senso di colpa delle depressioni nevrotiche è sostituito da un incolmabile senso di vuoto interiore e di inutilità della vita (“Preferirei morire”). Inoltre, tale sensazione assai fastidiosa era complicata dal fatto che quest’uomo, di fronte ad una perdita, aveva posto in atto una regressione ad alcune componenti tipiche della sessualità infantile. In questo caso, il piacere di guardare la ragazza mentre utilizzava toys erotici (voyeurismo), l’immaginare una madre fallica onnipotente e bella (l’urina che fuoriesce è simbolicamente il fallo della madre primigenia) al fine di negare le differenze sessuali, proprio come fanno i bambini; le continue carezze che riceveva su tutto il corpo riattivavano l’erotismo erogeno, quindi il primo piacere che il bambino prova quando viene accarezzato dalla madre; i baci appassionati e caldi testimoniavano la regressione alla fase orale, periodo dello sviluppo psicosessuale in cui la bocca è il centro principale del piacere ed è massimamente investita di libido; non solo, questo paziente per eccitarsi insultava con parole volgari la ragazza. Questo comportamento è riconducibile ancora alla fissazione orale, ma alla sua fase sadica, cioè aggressiva. In termini ipersemplificati, si potrebbe dire che egli, per non provare un immenso dolore dovuto alla perdita, aveva completamente rimosso (resi inconsci ) i suoi sentimenti, ed era tornato ad essere un bambino. Beninteso, dal punto di vista psicosessuale. Ovviamente, la sua relazione con la escort era decisamente immatura dal punto di vista affettivo, in quanto era intrisa di elementi scoptofilici (voyeuristici), orali e ideali (le lettere che le scriveva come se fosse la sua amante).
Questo caso può essere un buon esempio del modo in cui la depressione, la rimozione e la regressione possono interagire,  difendere dal dolore, e nei loro limiti aiutare a sopravvivere al dolore stesso.

 

 

Dr. Massimo Tagliabue

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