“I problemi sono inesistenti in mancanza degli esseri umani ai quali sono collegati. Non hanno un’esistenza propria nell’universo. Esistono solamente nelle nostre percezioni e nel nostro dare un senso alle cose” (Richard Bandler)
Qualche tempo fa l’equivalente americano del nostro Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato dei dati sorprendenti a proposito delle paure tra le persone.
Da questo studio, era emerso infatti che alla specifica domanda “Che cosa teme di più che le possa capitare adesso?” la maggior parte delle persone aveva risposto “parlare in pubblico” come propria ansia maggiore, anche rispetto alla morte.
Ovviamente, la maggior parte delle persone risponde così perché vede come molto più probabile l’eventualità (ansiogena) di dover parlare davanti ad altre persone rispetto alla possibilità (molto più remota e terrificante) di dover morire.
La paura di non riuscire a parlare davanti agli altri, l’ansia di emozionarsi e fare una brutta figura, temere di non fare un discorso efficace o un intervento di successo, il pensiero della propria voce che singhiozza: queste le immagini che si accompagnano frequentemente all’ansia di parlare in pubblico.
Ma il dato di fatto, anche se riletto in questa prospettiva corretta, rimane in tutta la sua portata: la semplice prospettiva di dover fare un intervento in una riunione di lavoro, dover presiedere ad una conferenza o anche semplicemente esibirsi in un ringraziamento in pubblico espone la maggior parte delle persone a dei livelli ansiogeni parossistici e difficilmente gestibili.
Il battito cardiaco accelera, così come aumenta la sudorazione, soprattutto di mani, viso e busto, la salivazione invece tende ad azzerarsi e questo non fa che rendere ancora più difficoltosa la favella, ovvero il parlare.
Infatti, la respirazione è insufficiente ad una corretta articolazione delle parole per far fronte all’aumentato fabbisogno di ossigeno nel sangue: ecco spiegata la voce tremolante, nel frattempo i pensieri e la concentrazione si fanno sempre più difficoltosi mentre le contrazioni muscolari dovute al nervosismo causano forti tensioni a livello della mascella, del petto e dello stomaco (si può arrivare alla nausea).
E maggiore attenzione si presta a tutti questi cambiamenti che stanno avendo luogo nel proprio corpo, maggiore sarà la loro portata complessiva, che potrebbe sfociare nei casi più gravi in veri e propri attacchi di panico.
E questi episodi, se ripetuti nel tempo, potrebbero sedimentarsi nella propria personalità dando luogo a quella che possiamo definire senza mezzi termini come fobia sociale.
L’ansia di parlare in pubblico, reiterata e condizionante il proprio comportamento quotidiano, soprattutto in funzione “evitante” rispetto alle occasioni sociali del proprio vissuto, è davvero una fobia gravemente debilitante della propria vita sociale.
Ma una fobia non necessariamente si traduce in una malattia ed è quindi possibile, oltre che auspicabile, intervenire per tempo, scongiurando la terapia farmacologica.
Infatti, trascurare i sintomi e soprattutto le motivazioni di una fobia sociale, può menomare fortemente la propria vita, comportando lo scadimento delle prestazioni scolastiche, della performance lavorativa e delle relazioni interpersonali.
Se l’ansia di parlare in pubblico permane, si cronicizza e la sintomatologia aumenta nel tempo.
La programmazione neuro linguistica può offrire, allora, validi strumenti per superare l’ansia di parlare in pubblico evitando l’assunzione di farmaci che agiscono sul sistema nervoso.
La programmazione neuro linguistica, o PNL, è un approccio interdisciplinare che mette assieme le competenze acquisite nei campi della comunicazione, della crescita personale e della psicoterapia, nato negli anni Settanta negli Stati Uniti ad opera di Richard Bandler e John Grinder.
Alla base di questa disciplina vi è la convinzione che è possibile apprendere e sviluppare capacità cognitive e relativi schemi comportamentali “modellando” (ovvero imitando) casi di successo di altre persone.
In altre parole, imitando le strategie messe in atto da persone di successo in un campo, è possibile anche per altri ottenere risultati eccellenti in quel campo.
Da queste premesse, le applicazioni concrete della programmazione neuro linguistica sono praticamente infinite e tra queste ben può figurare la comunicazione.
E l’ansia di parlare in pubblico rientra proprio in questa categoria.
Superare questa ansia, che nei casi più gravi abbiamo visto diventare una vera e propria fobia, è allora possibile modellando una comunicazione efficace per cambiare gli attuali, inefficaci schemi mentali, emotivi e di comportamento.
Gli strumenti della PNL possono operare a due livelli:
– Dentro di noi
– Fuori di noi
Dentro di noi per aiutare a gestire i pensieri, le emozioni e i comportamenti.
Fuori di noi per aumentare l’efficacia della nostra comunicazione.
Per quanto riguarda la comunicazione, gli studi del prof. Mehrabian hanno dimostrato fin dagli anni Sessanta che l’efficacia del messaggio trasmesso segue questa gerarchia:
– linguaggio non verbale 55%
– linguaggio paraverbale 38%
– linguaggio verbale 7%
Ora, anche a non voler prestare fede a queste percentuali in modo assoluto, è innegabile che gli aspetti verbali di un intervento in pubblico (ovvero il COSA si dice) hanno l’incidenza più bassa sulla sua efficacia rispetto al COME lo si dice e al linguaggio del corpo.
Ecco perché per superare la propria ansia di parlare in pubblico è sì necessario conoscere la materia di cui si va a parlare, ma quello che serve davvero è ottenere il controllo psicologico ed emotivo di sé stessi in primo luogo e secondariamente risultare persuasivi per gli interlocutori.
La programmazione neuro linguistica offre, quindi, utilissimi strumenti per
– credere in sé stessi
– interessare
– coinvolgere
– convincere
Per superare l’ansia di parlare in pubblico e avere successo nel public speaking, infatti, non basta la semplice preparazione sui contenuti del discorso (per quanto questo sia comunque necessario e rassicurante).
Comporta, infatti, preparare sé stessi ad affrontare la situazione del parlare in pubblico facendo la giusta preparazione mentale: occorre avere le giuste Convinzioni.
Una convinzione è una forma di pensiero in grado di plasmare la propria esistenza facendoci credere che un determinato obiettivo sia raggiungibile, ovvero alla propria portata.
Infatti, chi non crede di poter raggiungere un obiettivo, non lo raggiungerà: vale anche per il superamento dell’ansia di parlare in pubblico e diventare un oratore eccellente.
Tutti gli schemi di pensiero “limitanti” si traducono in convinzioni depotenzianti e implicano l’adozione di comportamenti contrari rispetto allo scopo auspicato.
Viceversa, adottare convinzioni potenzianti implicano l’adozione di comportamenti auspicati: nel nostro caso relativi al saper parlare in pubblico senza ansia.
Questo è quello che può fare la programmazione neuro linguistica “dentro”.
Per quanto riguarda, invece, il “fuori”, ovvero aumentare l’efficacia persuasiva della nostra comunicazione, occorre dire che apprendere le giuste tecniche e le corrette modalità espressive in ambito
– verbale (le parole usate)
– paraverbale (le modalità vocali impiegate)
– non verbale il linguaggio del corpo complessivo)
costituisce il primo passo per far arrivare il proprio messaggio dentro l’interlocutore ed evitare un “effetto impermeabile” per cui le parole gli scivolano via addosso senza lasciare il segno.
Sapere di possedere gli strumenti per entrare nella testa e nel cuore degli interlocutori è un potente vaccino contro ogni forma di ansia sociale.
Ma la programmazione neuro linguistica, a tal proposito, oltre ad avere approfondito lo studio di quello che può fare concretamente il soggetto parlante, ha anche il merito enorme di avere suddiviso gli interlocutori in tre macrogruppi a seconda di come questi ricevono la comunicazione.
Ciascuno ha, infatti, un canale privilegiato: i cosiddetti sistemi rappresentazionali, che possono essere
– visivo
– auditivo
– cinestesico
I visivi ragionano perlopiù per immagini.
Gli auditivi ragionano perlopiù verbalizzando.
I cinestesici ragionano perlopiù sulla base delle sensazioni che provano.
Quindi un’altra utile strategia delineata dalla programmazione neuro linguistica per massimizzare l’efficacia delle proprie capacità comunicative consiste nel sapere individuare il tipo di interlocutore o, quantomeno, di saper utilizzare tutti i canali in modo da coinvolgere possibilmente tutte e tre le tipologie.
L’ansia di parlare in pubblico c’è e ci rimarrà fin quando non si decide di affrontarla, superando la propria attuale realtà limitante per vivere le proprie relazioni interpersonali al meglio.
“Cosa fare del nostro passato è sempre e comunque una nostra scelta: possiamo utilizzarlo per limitare il nostro futuro oppure per migliorarlo.” (Richard Bandler).
Fabio Speranza, speech coach