L’adolescenza è forse il periodo della vita più ricco di emozioni.
In questi anni si è invasi da un’enorme quantità di esperienze, si vive un’enorme instabilità emotiva e comportamentale, come se fosse disperatamente consentito pescare a caso nel grande caos di tutte le azioni umane possibili e provare e riprovare alla ricerca di quelle più vantaggiose.
E’ un periodo della vita umana specifico, dotato di un proprio e profondo significato e gli adolescenti sono chiamati ad affrontare i problemi derivanti dal loro stesso sviluppo sia fisico e biologico, sia psicologico e sociale, nonché dall’esigenza di acquisire gli strumenti per entrare a pieno titolo nella vita adulta.
Stabilire confini entro cui delimitare l’adolescenza potrebbe sembrare un lavoro riduttivo e artificioso, in quanto qualsiasi discorso su questa fase del processo evolutivo rischia di essere contraddetto dalle osservazioni che si fanno giorno per giorno, in determinati individui, momenti storici, contesti sociali.
Ciò vuol dire che la Psicologia di questa età non può e non deve diventare assoluta matrice di comprensione, in quanto rischia di risultare astorica, trascurare le peculiarità relative alla differenza dei sessi, prescindere dall’estrazione sociale e culturale dei singoli.
Tenendo presente ciò si può tentare di caratterizzare la natura di tale periodo di transizione indagandone aspetti diversi, senza però cedere ad indebite semplificazioni di tipo riduttivo.
Si può vedere l’adolescenza come un cambiamento nell’appartenenza a categorie sociali. La fascia di età compresa fra i 10 e i 14 anni è un periodo in cui l’adolescente incomincia a rivedere la propria identità infantile e anno dopo anno vengono compiuti passi decisivi verso una ridefinizione del sé che consentiranno di uscire dalla posizione di bambino per calarsi in quella di giovane adulto.
Ciò implica anche un passaggio ad una posizione più o meno sconosciuta sul piano cognitivo. Il soggetto non sa cosa bisogna fare e cosa bisogna evitare per raggiungere certi obiettivi. Questa è una delle ragioni principali della tipica “incertezza di comportamento dell’adolescente”. Ogni azione per mancanza di un quadro cognitivo chiaro è ambigua, conflittuale.
L’incertezza e la conflittualità adolescenziale hanno un altro fattore causale: il cambiamento dell’esperienza riguardante il proprio corpo e l’esperienza della propria sessualità.
La differenziazione sessuale puberale segna il passaggio dalla condizione fisiologica del bambino a quella dell’adulto, è il risultato di un processo di modificazione ormonale, quindi biologico, fisiologico e metabolico.
E il cambiamento dell’esperienza riguardante il proprio corpo è fortemente risonante nella coscienza e nel comportamento dell’adolescente. Viene messo, infatti, in discussione un fondamentale punto di riferimento sede di abilità di ordine motorio, espressivo e relazionale di cui si sentiva pienamente sicuro. Gli aspetti che determinano tali impressioni sono quelli direttamente visibili: altezza, peso, le dimensioni di certe parti del corpo ecc. Che come tali influiscono sulla valutazione che l’adolescente può dare di se stesso. Ma l’indice di più grande importanza nella percezione di sé nell’adolescente è rappresentato dai fenomeni relativi alla comparsa dei caratteri sessuali secondari in relazione alla quale si possono animare ansie e preoccupazioni, talora gravi e ciò anche per i ritmi di sviluppo che presentano notevoli differenze individuali. Il fatto di essere a sviluppo sessuale precoce o tardivo non ha per i maschi lo stesso significato psicologico che ha per le femmine. Tra i maschi risultano più svantaggiati coloro che sono tardivi. Il confronto con i coetanei, casuale o intenzionale che sia, provoca sentimenti di inquietudine, insicurezza e dubbio sulla propria efficienza fisica.
Nel caso delle femmine sono soprattutto quelle a sviluppo precoce che risultano psicologicamente svantaggiate, perché cominciano ad essere trattate dagli adulti o anche dagli adolescenti maschi di maggiore età, come giovani donne, quando, ancora, la maturazione emotiva e sociale è ben lontana dall’essere compiuta.
Un altro compito di sviluppo, molto importante ed impegnativo per l’adolescente nel processo di acquisizione di un’identità positiva e stabile può essere definito come “L’EMANCIPAZIONE DALLE FIGURE PARENTALI E IL RAGGIUNGIMENTO DELL’INDIPENDENZA”.
Emancipazione non significa rottura dei rapporti familiari, ma trasformazione di tali rapporti in modo da renderli più paritari e reciproci. Indipendenza no significa andarsene da casa, ma libertà effettiva di instaurare nuove relazioni intime durature e significative sia amicali sia sessuali, libertà di assumersi la responsabilità di se stessi, di prendere le decisioni che riguardano la propria vita senza sentimenti di colpa e senza bisogno di giudicare le proprie azioni in base ai criteri attribuiti ai genitori. E’ un processo complicato, tortuoso, perché è carico di ambivalenze; proprio per questo può dar luogo a comportamenti contraddittori tipici dell’adolescente, con fughe in avanti e frequenti regressioni.
Va tenuto presente che il processo di separazione interessa non solo l’adolescente, ma anche i genitori; anch’essi, infatti, devono separarsi dai figli, accettare che diventino adulti ed aiutarli nel loro processo di emancipazione.
Gli atteggiamenti ed i comportamenti genitoriali sono spesso pervasi di ansia e ambivalenza, oscillanti tra l’orgoglio che il figlio sia cresciuto e le preoccupazioni ed i timori sulle conseguenze della raggiunta autonomia.
Come spiegazione delle resistenze opposte dai genitori nell’accettare l’indipendenza dei figli vengono avanzate varie tesi tra cui:
il sentimento di inutilità avvertito nel momento in cui i figli sembrano non avere più bisogno di loro;
la lunga abitudine di dominio e controllo che rende faticoso il riconoscimento dei cambiamenti che avvengono nella persona del figlio e della conseguente necessità di trattarlo in modo diverso;
le difficoltà legate all’avanzare dell’età vissuta come minacciosa;
il subentrare nei genitori di gelosie più o meno consapevoli per le opportunità, l’idealismo e la vitalità dei giovani.
I genitori vengono trovarsi in una situazione ambivalente, inclini a considerare il figlio come bambino quando si tratta di riconoscere i suoi diritti e come adulto quando si parla di responsabilità.
L’adolescente, a sua volta deve convincere se stesso e i suoi genitori di non avere bisogno di loro, del fatto che egli e i suoi genitori sono diversi e che il loro legame è ora diverso da quello esistente quando era bambino.
Si trova in bilico tra quello che crede di essere e quello che è, tra la dipendenza e l’autonomia; il mondo dell’infanzia gli sembra remoto quello degli adulto gli sembra precluso.
Vive grosse tensioni che gli impongono delle scelte.
può scegliere di restare il piccolo bambino all’interno della famiglia, optando, quindi, per la sensazione di dipendenza, naturalmente a scapito della propria autonomia;
può attraversare questo periodo senza lasciarsi turbare dall’ambiente circostante, puntando senza porsi in crisi dritto allo scopo, che molTo spesso equivale alla conquista che il genitore dello stesso sesso non è mai riuscito ad ottenere;
può scegliere di intensificare il rapporto con altre entità sociali, in particolar modo con i coetanei.
Quest’ultima scelta si configura come la più auspicabile, infatti, la costituzione del gruppo dei pari, serve da veicolo al riscatto dalla dipendenza dai genitori. In esso l’adolescente può sperimentare scelte e comportamenti autonomi, avendo l’opportunità di conoscere le strategie che gli altri usano per affrontare problemi simili e per osservare quali effetti sono in grado di produrre.
Il gruppo offre un sentimento di appartenenza ed un sentimento di forza e potere che è molto importante per colui che si sente diverso nel mondo degli adulti.
Al tempo stesso, per essere accettato dal gruppo, il giovane tende a conformarsi ai compagni nel modo di vestire, di pettinarsi, nei gusti musicali e culturali.
Sia i ragazzi che le ragazze sono concordi nell’affermare che la scelta del gruppo di amicizie è influenzata dall’esigenza di essere tra persone del proprio sesso, perché è forte la necessità di rinforzare la propria identità. L’amicizia aiuta a sviluppare relazioni di parità con gli altri, permette di dare e ricevere affetto, allontana il pericolo di rimanere schiacciati sotto il sentimento di solitudine, il quale è più presente che mai in questo periodo.
Ed infatti, questi ragazzi vanno alla costante ricerca, per paura di relazionarsi concretamente col mondo adulto, di rapporti virtuali come la comunicazione attraverso internet, per superare questo periodo ricco di ambivalenze e conflitti.
Il superamento del gruppo costituito da membri dello stesso sesso per costituire la coppia, rappresenta un momento forse decisivo nel processo maturativo dell’adolescente. Infatti, il recupero di sentimenti di altruismo, tenerezza, di preoccupazione per l’altro è necessario per uscire dallo stato di confusione proprio di questa età.