Non esiste la balbuzie, esistono i balbuzienti

Non è facile scrivere un articolo sul sintomo balbuzie, perché è un tema che, secondo me, va trattato con delicatezza, nel rispetto e nella cura di tutti coloro che ne soffrono. D’altra parte sento che è importante scriverlo, proprio perché il rispetto verso tutti coloro che ne soffrono, mi spinge a sensibilizzare la gente, a rompere il muro dell’ignoranza che c’è dietro questo sintomo e ridare speranza a coloro che vogliono liberarsi da questo disturbo.

Quindi, scrivo questo articolo per me e per tutti coloro che soffrono perché balbettano quando parlano.

Anche se la maggior parte delle persone non se ne rende conto, perché lo da per scontato, la parola e il linguaggio sono uno dei doni più importanti che la vita ci ha dato. Rappresentano il mezzo, il canale per comunicare con il mondo, per affermarci, per conoscerci, per amarci, per difenderci, per mostrarci, ecc… Quindi, immaginate la sofferenza che può provare una persona che ha questo problema.

Dalla mia esperienza ho constatato che nessuno o quasi nessuno conosce veramente il sintomo balbuzie. E cosa ancora peggiore, quasi nessuno se ne interessa. Sono Psicologa e Psicoterapeuta e non ho mai incontrato nessuno tra docenti, colleghi, ecc. che si interroga sulla balbuzie, o si impegna nella cura della balbuzie… tranne un mio caro amico, il Dott. F. Fusca da cui riprendo alcune delle informazioni scritte su questo articolo. Eppure la balbuzie a parità di altri sintomi crea molte sofferenze nelle persone, dolori, vergogna, impotenza. Le uniche volte che il balbuziente è al centro dell’interesse della gente è perché fa sorridere, perché è qualcuno che va preso in giro per il suo strano modo di parlare… quando ridiamo di un balbuziente non pensiamo che quella persona ha una forte sofferenza e un forte disagio, ridiamo. E così facendo non facciamo altro che infliggere un’altra ferita al suo cuore.

Innanzitutto voglio sfatare alcuni luoghi comuni, alcune cose che ho sentito dire, o che ho letto e che sono false o dettate dall’ignoranza, dalla non conoscenza del fenomeno.

Intanto diciamo subito che la balbuzie non è un difetto fisico:  la balbuzie è un disagio psicologico che genere ansia, e quest’ansia riesce a disturbare, purtroppo, tutto l’ingranaggio fonetico sano e a farlo funzionare molto male. Da qui deriva una constatazione importante: non essendo un difetto fisico, non è una croce da portare per tutta la vita, anzi, ci sono tutti i presupposti per uscire dal disturbo.

Un altro dato di fatto, è che la quasi totalità dei balbuzienti inizia a parlare precocemente. Ciò invita, a fare un’altra constatazione importante: non si nasce balbuzienti! Da qui deriva un’altra deduzione altrettanto importante: la balbuzie non è una malattia ereditaria, anzi a dire il vero non è neanche una malattia, almeno nella comune accezione del termine.

Un’ultima cosa che vorrei sottolineare, è che le persone che hanno questo problema, non balbettano sempre, non balbettano ad esempio in situazioni di calma, non balbettano quando urlano, non balbettano quando cantano.

Dopo aver chiarito cosa la balbuzie “non è”, dirò più precisamente cosa la balbuzie “ è”.

Anche se questo articolo è rivolto a tutti, d’ora in poi mi rivolgerò ai balbuzienti che lo leggeranno, perché voglio creare un dialogo diretto tra me e loro. Gli altri lettori, con cui mi scuso, saranno fruitori della nostra esperienza.

La balbuzie è un segnale , un messaggio in “codice” per informare i tuoi genitori che qualcosa non va, che ti senti a disagio per determinate condizioni che si verificano attorno a te e tu, ancora troppo piccolo, non sai esprimerlo chiaramente, perché i tuoi mezzi comunicativi sono ancora troppo fragili. Tutto ciò avviene in un periodo (intorno ai due anni) in cui il tuo linguaggio si sta strutturando definitivamente ma non è ancora pienamente maturo, ma è, tuttavia, l’unico mezzo di cui disponi per comunicare. Riesci a capire che il tuo linguaggio esercita molta influenza sui tuoi genitori che dimostrano di tenerlo in gran considerazione. Infatti, di fronte a questo messaggio, si attivano come “san fare”, cioè dandoti maggiori attenzioni, invece di cercare  di capire cosa vuoi comunicare. Il loro atteggiamento, fatto assolutamente in buona fede, ti porta ad utilizzare definitivamente il sintomo balbuzie. Tu decidi, in modo inconsapevole, di attirare la loro attenzione scegliendo come “mezzo” proprio il linguaggio. È una decisione che denota la tua intelligenza e, purtroppo, anche la drammaticità del disagio che vuoi comunicare. È un messaggio disperato che spesso dà, li per li, grandi risultati: parlando in questo modo porti, infatti, i tuoi genitori ad occuparsi un po’ più di te. Ma essi, o il medico da cui ti hanno portato, quasi mai riconoscono i veri motivi del perché tu abbia tirato fuori dal tuo animo disperato, proprio quel sintomo. Purtroppo, il fatto che tu non sia stato capito fino in fondo, ti ha portato a continuare a lanciare quel segnale e ti ritrovi, ancora oggi, nelle stesse condizioni. I tuoi hanno fatto di tutto per capirti ma l’unicità del sintomo balbuzie è di difficile comprensione anche per molti medici, psicologi, psicoterapeuti ecc. per i quali, ancora oggi, è di difficile gestione.

All’inizio la maggior attenzione rivolta verso di te da parte dei tuoi genitori ti ha fatto piacere, ti ha dato un maggior equilibrio, per quanto precario, a cui è seguito un periodo di calma. Ma la vera fregatura si è manifestata più tardi quando sei uscito dal tuo ambiente familiare per la prima volta, andando a scuola.

A casa, infatti, pur persistendo ancora la tua balbuzie, essa era tamponata da quegli atteggiamenti che i tuoi avevano messo in opera per tranquillizzarti: più attenzioni, qualche gesto permissivo in più, qualche concessione supplementare, e forse, qualche responsabilità che ti veniva levata di dosso, nella speranza che questo potesse giovare al tuo spirito sensibile, alla tua “apparente” natura più nervosa e fragile, e così via. Ma, come vedi, pur avendo loro fatto tutto ciò che era umanamente nelle loro possibilità, il problema è continuato a persistere in te: evidentemente il vero motivo del tuo disagio non era stato individuato e adeguatamente risolto. Il tuo sintomo a casa era tollerabile, non ti pesava, proprio in virtù di quei piccoli vantaggi che eri riuscito a ottenere. I veri problemi, come dicevamo, sono iniziati a scuola, dove non c’era più l’ambiente protettivo di casa e dove i bambini che avevi vicino e, a volte anche gli insegnanti, erano meno ben disposti verso quel tuo modo un po’ strano di parlare e ti hanno fatto prendere coscienza che nel tuo modo di parlare qualcosa proprio non andava. Gli atteggiamenti di scherno che avevano per bersaglio il tuo linguaggio, col tempo, ti hanno fatto vergognare di esso, rinunciando dove ti era possibile, ad usare la parola per non fare brutte figure ed evitarti dispiaceri.

Ecco perché, ancora oggi, ogni volta che devi parlare ti assale la paura,l’ansia: la stessa che ti assaliva quelle prime volte a scuola. Molto dolorosamente, balbettata dopo balbettata, hai realizzato che eri balbuziente… e, stanco di lottare, ti sei arreso e hai iniziato a comportarti di conseguenza, ricorrendo a tutti i trucchi possibili per nascondere a te stesso e agli altri il tuo disturbo. Tutte le situazioni in cui si doveva parlare erano da te evitate quanto più possibile e quando proprio ne eri costretto, un agitazione fortissima si impadroniva di te bloccandoti ancora di più. Ed ecco allora le balbettate disastrose che, in alcuni casi, non riesci più a dimenticare. O che, anche se hai dimenticato, il tuo cuore ricorda. A volte avresti voluto scomparire dalla vergogna. A volte avrai anche ingigantito tante brutte figure che, in realtà, sarebbero state molto meno disastrose e sostenibili se tu non ci avessi dato tanta importanza. Ecco perché oggi tu hai tanta paura della parola!

Ora che ho specificato bene cos’è il sintomo balbuzie, voglio ridare speranza a te che ne soffri. Vorrei in questo articolo soffermarmi di più sui vissuti che ogni balbuziente vive, e mi riferisco alla vergogna, al dolore, alla paura, all’impotenza, ma so che tu che leggi questo articolo e che hai questo disturbo sai di cosa sto parlando. Quindi sarò  forse un po’ sintetica, ma non è certo per sminuire i vissuti che provi, ma solo perché non posso scrivere un articolo di 1000 pagine. Effettivamente si potrebbero scrivere 1000 pagine tanto è forte la bufera emotiva che attraversa il tuo cuore. Una vergogna che vorresti scomparire dentro una crepa che si apre nel terreno dove poggi i piedi, un dolore che ti lacera il petto, l’impotenza e la rabbia di non saper cosa fare e di sentirti un incapace o nel peggiore dei casi di odiarti… e una paura, anzi, un terrore che ti assale ogni volta che devi parlare, sudore freddo, respiro affannato. Tutto questo  fa si che tu eviti, ogni volta che ti è possibile, questa o quella situazioni, rinchiudendoti in un circolo vizioso che non ti fa sperimentare le tante possibilità che la vita ti offre. Ma tutto quello che ti è successo ora mettilo a fianco a te, e non davanti a te e anche se non mi crederai ti dico che ti ha arricchito e reso più sensibile. Sappi che nella vita ci sono molte situazioni che possono darti la possibilità di riscattarti. Prendi me, per esempio, nonostante la paura e la vergogna della balbuzie abbiano accompagnato gran parte della mia vita, oggi sento che non è più così, che qualcosa dentro di me è cambiato. Nonostante i miei trascorsi da balbuziente, non ho mai rinunciato alle cose che desideravo veramente e oggi, ironia della sorte, faccio un lavoro che richiede l’uso della parola: sono Psicologa e Psicoterapeuta. Nel mio lavoro devo parlare, parlare, parlare! Devo parlare con i pazienti, devo parlare quando conduco i gruppi, devo trasmettere tutta me stessa attraverso il linguaggio, oltre che con il cuore, il corpo e la mente. La prima volta che ho condotto un seminario di gruppo mi tremavano le gambe, e l’ansia e la paura di balbettare mi facevano battere il cuore velocissimo, eppure non ho evitato la situazione, sono andata insieme alla mia paura, e dopo i primi cinque minuti di titubanza linguistica, tutto e andato liscio ed è finito con un applauso dei partecipanti. E ogni volta è simile alla prima, la differenza è che continuando a non evitare le situazioni, piano piano, va sempre meglio. Nella vita quotidiana il problema è praticamente scomparso, neanche ci penso che sono balbuziente. Mi capita in alcuni momenti di tensione emotiva, o quando so che devo affrontare una particolare situazione, ma solo qualche inceppamento, poi mi fermo e ricomincio a parlare. Per fortuna o purtroppo ( dipende dai punti di vista), sono un’esperta di balbuzie e ti dico che molto si può fare per questo problema, se lo vuoi veramente e se hai la forza di parlarne con “le persone giuste al momento giusto”. Vorrei dirti che è possibile iniziare a vedere la parola con meno ansia, non più come un pericolo inaffrontabile, e riuscire a stare nelle situazioni nonostante la paura. Affrontarle nonostante la paura della balbuzie! Il miglioramento o la scomparsa del sintomo balbuzie è legato oltre alla tecnica verbale ( che qui è impossibile spiegare) anche al lavoro sull’aspetto emotivo.  L’essere umano ha bisogno almeno un po’ di stanare le cause dei propri disagi e, anche se a volte può essere doloroso, ha bisogno di ripercorrere la propria storia, dare nuovi significati, dare sfogo ad alcune emozioni e vissuti  e ridimensionarne degli altri.

Sebbene la paura di balbettare mi assale ogni volta che so di dover affrontare una situazione in cui è richiesto l’uso della parola, una sorta di coraggio interiore fa si che io la affronti nel migliore dei modi. E questo non vuol dire che io non sento la paura ogni volta che devo cimentarmi in quel compito o in quell’altro, e non significa neanche che qualche piccolo inceppamento non debba accadere. Significa che quelle “vecchie tragiche” balbettate di quando ero piccola non esistono più. È rimasta qualche imperfezione che ogni tanto salta fuori, in alcuni momenti o situazioni particolari, ma questa imperfezione fa parte di me e non inficia la mia riuscita, né mi impedisce di trasmettere agli altri ciò che voglio dire o ciò che sento. Io sono molto più di una piccola sbavatura in un discorso fatto bene e dotato di senso. E anche tu sei molto più della tua balbuzie. E questa cosa non la devi dimenticare mai. Non ridurre il tuo “IO” ad un unico aspetto, dimenticando la complessità e l’interezza del tuo essere. A mio avviso, la frase” io sono balbuziente” è errata, intanto, inizia a dire “io sono balbuziente quando…” .

Un’altra cosa importante è non nascondersi, ma svelarsi, non trattenere ma buttare fuori.  Se ci pensi questo ha molto ha che fare con il tuo sintomo. Volevi comunicare qualcosa ai tuoi genitori, che in buona fede non sono riusciti a capire. Quindi, hai iniziato a comunicarlo balbettando. Allora eri piccolo, e sei giustificato perché non avevi altri mezzi, ma adesso sei una persona adulta e consapevole, e puoi comunicare ciò che pensi e ciò che senti in un modo più consono alla tua età. E questo vale per ogni persona che hai di fronte.  Quando hai davanti una persona che ami veramente, non evitare di dire ciò senti, prenditi la responsabilità di comunicare il tuo “vero te stesso”, rischiando… e questo vale sia per le cose belle che puoi provare per lei, tanto per quelle meno belle. Tanto più nascondiamo le nostre emozioni  a noi stessi e non ci esprimiamo, tanto più i sintomi comunicano per noi.  E questo non vale solo per la balbuzie ma per tutti i sintomi e malesseri che ogni essere umano manifesta.

Forse quello che dico è di difficile comprensione, perché non siamo abituati a fare tutto  questo nelle nostre vite quotidiane. Ecco perché prima dicevo che è molto importante condividere il proprio mondo emotivo con le persone giuste, con delle persone che possono capirti e non giudicarti, e che hanno i mezzi per aiutarti.

Ci sarebbero tante, tantissime altre cose da dire su questo argomento, tante cose che vorrei mettere a disposizione di tutti coloro che soffrono per questo problema, e aiutarli.  Continuerò a scrive su questo argomento e aggiornare il blog, in modo che, con il tempo, sarà sempre più ricco e completo.

Intanto, concludo dicendo due cose che valgono sia per le persone che balbettano, sia per quelle che non balbettano.

La prima è che nella vita, qualsiasi cosa ti sia accaduta, in te ci sono tutti i presupposti per affrontarla e superarla. E che non c’è un modo migliore di un altro, c’è il “tuo modo”, il “ tuo reagire” agli eventi , il “tuo dare” significato alle cose, il “tuo scegliere” le persone a cui rivolgerti. L’importante è la tua fede nelle tue capacità e nell’assoluta sicurezza che puoi farcela.

La seconda è: ricordate che  “ la vita ha sete di parole!”

Una saluto affettuoso a tutti coloro che leggeranno quest’articolo.

Simona Nocera
Psicologa Psicoterapeuta
Lavora privatamente nella città di Roma
3478647545
nocera.simona@libero.it
Non esiste la balbuzie, esistono i balbuzienti

6 commenti su “Non esiste la balbuzie, esistono i balbuzienti”

  1. Davvero un bell’articolo,la penso esattamente come te,negli anni ho elaborato una mia terapia che mi aiuta molto,semplice,molto semplice ,aiuta a leggere bene ,questo da autostima, senti che ce la puoi fare .
    Ciao

  2. Leggendo l’articolo affiorano nella memoria gli incontri alla scuola di specializzazione, e le tante volte in cui hai fatto interventi diretti grintosi di fronte a 30 a volte anche 100 persone, interventi efficaci che ancora ricordo e ammiro. Quello che prima era un disagio è diventato ora la tua forza, e con forza hai teso la mano e le tue parole agli altri!

  3. Gabriella Calabretti

    Prendi in mano il tuo cuore e lo doni, spazzi via il sintomo e parli delle persone e alle persone, accogli le tue emozioni e le condividi con gli altri. Il mestiere dello psicoterapeuta è difficile e delicato ma sicuramente queste sono le pietre preziose che ne lastricano il cammino, e tu le possiedi.
    Bellissime le tue parole, sono felice, orgogliosa e fiera di collaborare con te.

  4. Un articolo scientifico che apre nuove prospettive e possibilità a chi vive la sofferenza della balbuzie.

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