Segue la trascrizione del video del dottor Valerio Rosso.
Introduzione al Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD)
Oggi parleremo non solo del sintomo dell’ansia, ma del disturbo nella sua forma più classica e frequente: il disturbo d’ansia generalizzato. Questo è spesso abbreviato con l’acronimo GAD, che deriva dall’inglese ‘General Anxiety Disorder’.
Il disturbo d’ansia generalizzato è uno dei disturbi psichiatrici più comuni, riguardando una percentuale che varia dal 3 al 5% della popolazione.
Il rapporto tra donne e uomini è di 1,5 a 1, a sfavore del sesso femminile.
Questo disturbo è spesso sottovalutato, sia dai medici che dai pazienti stessi, a causa della sua notevole cronicità che spesso lo fa assimilare a un tratto della personalità. Infatti, molti pazienti riferiscono di essere sempre stati ansiosi.
Trattamento Tradizionale del GAD: l’Uso delle Benzodiazepine
Questi pazienti vengono molto spesso trattati esclusivamente con benzodiazepine, in un contesto di scarsa attenzione clinica. Purtroppo, questo approccio non solo offre una prospettiva limitata di guarigione definitiva, ma espone anche i pazienti al rischio di sviluppare una dipendenza.
Insomma, ci sono molti aspetti che necessitano di essere chiariti quando si parla del disturbo d’ansia generalizzato e del suo trattamento.
Infatti, è un disturbo significativo, spesso invalidante, e frequentemente diagnosticato e curato in modo inadeguato. In ogni caso, nel corso di questo articolo, vi spiegherò tutto se avrete la pazienza di seguirmi attentamente fino alla fine.
Quindi, cosa è esattamente il disturbo d’ansia generalizzato? E soprattutto, quali sono gli strumenti terapeutici per trattarlo in modo appropriato?
Sintomi e Caratteristiche del Disturbo d’Ansia Generalizzato
Iniziamo con la definizione.
Il disturbo d’ansia generalizzato, secondo il DSM-5, è caratterizzato da un’eccessiva ansia, preoccupazione e rimuginazione che si manifesta per la maggior parte dei giorni per un periodo di almeno sei mesi.
Come ho già menzionato, la maggior parte dei pazienti lamenta questi sintomi da anni, a volte da molto tempo. L’ansia che queste persone provano può essere definita come una ‘paura senza oggetto’, ovvero uno stato di allarme senza una ragione comprensibile, che si rivolge a ogni situazione sociale, lavorativa o scolastica, ma anche ai momenti della giornata che non presenterebbero particolari stimoli scatenanti.
Questo disturbo d’ansia può essere complicato da episodi acuti particolarmente gravi che, se diventano ricorrenti, possono configurare una comorbilità con un disturbo di panico.
Disturbo d’ansia generalizzato: sintomi psicologici
Per definire il disturbo d’ansia generalizzato, la presenza di ansia deve essere associata ad almeno tre altri sintomi soggettivi tra quelli presenti in questo gruppo, come irrequietezza, affaticamento, difficoltà di concentrazione, irritabilità, tensione muscolare e, ovviamente, disturbi del sonno, che sono molto frequenti.
Disturbo d’ansia generalizzato: sintomi fisici
Infine, è importante ricordare che i disturbi d’ansia sono spesso associati a sintomi fisici come disturbi della digestione, stitichezza o diarrea, cefalea, tremori lievi, aritmie come extrasistoli o palpitazioni. Questi sintomi meritano particolare attenzione per escludere, almeno inizialmente, possibili cause organiche.
Bene, questa è la definizione, ma adesso vorrei parlare in modo più approfondito del trattamento di questo disturbo.
Approcci Terapeutici per il Trattamento dell’Ansia
Limiti e Rischi delle Benzodiazepine nel Trattamento dell’Ansia
Purtroppo, dobbiamo ricordare che per molte decine di anni, questi pazienti sono stati trattati esclusivamente con benzodiazepine. Questi farmaci, spesso chiamati affettuosamente ‘goccine’ dai pazienti e dai loro familiari (e anche da molti medici, devo dire) sono sicuri all’inizio e con pochi effetti collaterali, almeno in apparenza.
Tuttavia, hanno un grosso limite rappresentato dalla rapida insorgenza di tolleranza, cioè la perdita di efficacia e la necessità di aumentare il dosaggio, e dalla forte dipendenza quando vengono utilizzate per molti mesi o addirittura anni.
Voglio ripeterlo, anche se l’ho già detto in altri video più specifici: le benzodiazepine non devono essere demonizzate.
Certo, le benzodiazepine possono essere utili entro certi limiti, ma ricordiamoci che dovrebbero essere usate transitoriamente, sotto controllo medico, e soprattutto nelle fasi iniziali e per brevi periodi, magari in caso di insonnia. Tuttavia, non dovrebbero costituire il fondamento della terapia.
Quindi, quali sono gli interventi più appropriati?
Come psichiatra, mi riferisco a studi clinici che affrontano seriamente il rapporto rischio-beneficio.
La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
Il primo intervento che andrebbe consigliato è un percorso psicoterapeutico cognitivo-comportamentale. Purtroppo, questo risulta difficilmente accessibile per tutti i pazienti nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale.
Richiede una preparazione specifica e, soprattutto, una notevole collaborazione, consapevolezza e aderenza da parte del paziente. Se non seguirete un percorso psicoterapeutico con queste caratteristiche, rischiate di perdere tempo.
In realtà, vediamo che gli interventi psicofarmacologici sono altrettanto efficaci e piuttosto sicuri se impostati con prudenza e buon senso.
L’Uso degli Antidepressivi nel Trattamento del Disturbo d’Ansia Generalizzato
In particolare, farmaci come l’escitalopram o la paroxetina, per fare qualche esempio, sono approvati in praticamente tutto il mondo per il trattamento del disturbo d’ansia generalizzato e per altre varianti di ansia. Molto probabilmente, quasi ogni antidepressivo SSRI o SNRI possiede proprietà terapeutiche per trattare molti disturbi d’ansia.
Ricordatevi che i tempi di risposta nei disturbi d’ansia sono generalmente più lunghi rispetto alle benzodiazepine. L’uso di questi farmaci richiede spesso più tempo anche rispetto alla risposta che possiamo osservare nei disturbi depressivi, quando li trattiamo sempre con SSRI o con antidepressivi in generale.
Un periodo di attesa adeguato prima di affermare che un certo farmaco o antidepressivo in generale non stia funzionando è di otto-dodici settimane. Questo è molto importante per non cambiare strategia prematuramente e quindi perdere un’opzione terapeutica.
I farmaci triciclici sono un’alternativa agli antidepressivi, sebbene presentino più effetti collaterali, in particolare una tossicità più elevata che deve essere monitorata.
Vi ricordo anche che alcuni antipsicotici sono stati approvati in Italia per i disturbi d’ansia, come la quetiapina, ad esempio, che troviamo associata a Lyrica, un farmaco piuttosto diffuso nel mondo occidentale. Ma secondo le linee guida attuali, non si tratta di un’opzione di prima scelta.
Anticonvulsivanti come Alternativa nel Trattamento Farmacologico dell’Ansia
Infine, voglio parlare di un’alternativa terapeutica che mostra un buon livello di evidenza, ma che non è così diffusa, ovvero l’uso emergente negli ultimi anni di alcuni anticonvulsivanti come il gabapentin e il pregabalin nel trattamento dell’ansia.
Si pensa, e si è quasi certi, che questi farmaci possano agire sul sistema del GABA o più probabilmente, che possano legarsi alla subunità alfa due delta dei canali del calcio dei neuroni cerebrali, garantendo così la loro efficacia terapeutica.
Si ritiene che questi composti non abbiano solo proprietà ansiolitiche e anticonvulsivanti, ma che possano essere utilizzati anche nel trattamento del dolore neuropatico. E forse, dico forse perché gli studi non sono ancora completi e definitivi, possono essere utili anche nel disturbo bipolare.
In particolare, il pregabalin, un composto simile al gabapentin, è stato ampiamente studiato nel disturbo d’ansia generalizzato e sembra agire in maniera ancora più selettiva sulle subunità alfa due delta dei canali del calcio. Ha ottenuto in Europa l’indicazione ufficiale per il trattamento del disturbo d’ansia generalizzato.
Inizialmente, si sollevarono alcune obiezioni riguardo a una presunta epatotossicità rilevata negli animali da laboratorio, ma dopo la commercializzazione e l’uso negli esseri umani, il problema non è più stato considerato rilevante, almeno fino ad oggi.
Gli effetti collaterali comuni del pregabalin sono le vertigini e la sonnolenza diurna, ma non presenta effetti collaterali relativi alla sfera sessuale, a differenza degli antidepressivi.
Vale la pena ricordare che il pregabalin, a pieno dosaggio terapeutico, è stato giudicato efficace quanto l’alprazolam, una benzodiazepina, o la venlafaxina, un antidepressivo, nel trattamento del disturbo d’ansia generalizzato. Questo è un dato importante.
I dosaggi terapeutici consigliati variano tra i 150 milligrammi al giorno fino a 400 milligrammi al giorno. Anche la velocità di insorgenza dell’effetto terapeutico è sicuramente più rapida rispetto a quella osservata con gli antidepressivi, anche se una breve supplementazione con benzodiazepine potrebbe essere necessaria in alcuni casi.
Insomma, tutti questi dati e queste osservazioni cliniche ci portano a pensare che anticonvulsivanti come il pregabalin possono effettivamente avere un ruolo importante, se non addirittura fondamentale, nel trattamento di alcuni disturbi d’ansia, grazie a un ottimo rapporto rischio-beneficio e a una virtuale assenza di potenziale di dipendenza.
Forse dovremmo parlare anche di alcuni farmaci che in futuro potrebbero ricevere l’approvazione per il trattamento dei disturbi d’ansia, come la tiagabina, o all’insonnia correlata all’ansia o alla depressione, come gli antagonisti duali dei recettori dell’orexina.
Ma per ora mi fermo qui per non allungare troppo questo mio discorso.
Questo articolo riflette le opinioni e le vedute espresse nel video dal suo autore e non necessariamente quelle del sito che lo ospita. NienteAnsia.it non si assume alcuna responsabilità per l’accuratezza, la completezza e l’attualità delle informazioni contenute nell’articolo. L’autore del video è l’unico responsabile per tutti i contenuti dell’articolo, compresi, senza limitazione, i fatti e le opinioni espressi in esso. Per qualsiasi domanda o preoccupazione, si prega di contattare direttamente l’autore, il dottor Valerio Rosso, tramite il suo sito valeriorosso.com oppure il suo canale YouTube