La prevenzione del suicidio
“Nella vita non si patisce mai per le idee… ma si soffre immancabilmente quando vengono toccati i sentimenti: è lì che hanno origine il dolore e l’angoscia. Se l’oggetto viene a mancare, abbiamo la sensazione e persino il desiderio di morire… È importante comprendere il significato psicologico di questo desiderio, perché non si tratta di una volontà vera e propria di morire. La morte è intesa come un passaggio simbolico da una fase esistenziale a un’altra, un momento di trasformazione” – Aldo Carotenuto (1933-2005).
L’atto di autoannientamento andrebbe distinto innanzitutto dal suicidio “assistito”, eticamente differente dall’eutanasia, come dal cosiddetto suicide by cop, in cui possono essere individuate le due grandi categorie di quando si provocano gli inseguitori, preferendo una fine “eroica” piuttosto che essere arrestati, e di chi decide, per qualsiasi motivo, di coinvolgere altri nel progetto letale e la commissione del crimine ha l’originario e precipuo intento di provocare una reazione da parte delle forze dell’ordine.
Con questo nuovo, formale, criterio identificativo si è ipotizzato di poter retrospettivamente riconoscere diversi casi accaduti in un più o meno recente passato, tipo quello di Mal Evans, musicista britannico e manager, famoso per essere stato l’assistente personale e il roadie (tecnico viaggiante) dei Beatles, con cui aveva collaborato per “Sergeant Pepper“, il quale, dopo lo scioglimento del gruppo, nel 1976, all’intimazione della polizia, si rifiutò di deporre un semplice fucile ad aria compressa.