Dal tempo biologico all’atemporalità dell’inconscio
Maria Grazia Antinori
“pensate che il passato, solo perché è già stato, sia compiuto ed immutabile?
ah no! Il suo abito è fatto di taffettà cangiante, e ogni volta che ci voltiamo a guardarlo lo vediamo con colori diversi”
Kundera M.
Il tempo lineare
Lo scorrere del tempo è una dimensione silenziosa ma fondamentale la cui scoperta avviene progressivamente, i bambini rispetto agli adulti, hanno una diversa consapevolezza del tempo che vivono come molto più dilatato, solo durante l’adolescenza si matura la scoperta della finitezza del tempo biologico. Anche durante la giovinezza il tempo rimane una dimensione quasi inavvertita che si impara a riconoscere con la maturità, magari sollecitati dall’assistere all’inizio e alla fine della vita. Lo scorrere del tempo implica la finitezza della vita e la sua conclusione , una considerazione difficile da tollerare ma essenziale nel dare senso e valore ad ogni singola individualità.
Si adatta ad esplicitare questo concetto il racconto di Simone de Beauvoir “Tutti gli uomini sono mortali”, è la storia di un unico uomo ha il dono dell’ immortalità, questa condizione apparentemente ideale, trasforma l’uomo immortale in un essere senza storia, senza tempo e senza senso, privandolo della stessa esistenza. In altri termini essere esonerato dal morire e quindi dal tempo limitato, rende l’essere immortale impedito a vivere.
La concezione moderna del tempo oltre che dalla finitezza è caratterizzato da un altro tema classico ossia il mutamento ma l’aspetto nuovo non è tanto la metafora dello scorrere del tempo equiparato allo scorrere del fiume ma piuttosto il cambiamento di chi osserva, ossia del soggetto. Infatti il concetto di individualità acquista valore se considerato nella sua irreversibilità e non specularità, ossia ogni individuo non equivale a nessun altro e nessuno può vivere la vita di un altro .