Il compianto filosofo francese Jean Baudrillard ebbe a scrivere: “La seduzione non è il luogo del desiderio. È quello della vertigine, dell’eclissi, dell’apparizione e della sparizione”. Nel corso della nostra storia la seduzione, sempre secondo Baudrillard, sarebbe stata vista da parte del Potere come “una magia nera che perverte tutte le verità”. Stando così le cose, demonizzarla e regolamentarla rigidamente è allora un modus operandi del Potere per riprodurre sé stesso e stringere il controllo sulle cose, sulle persone, sulle loro menti e sui loro corpi.
A ben vedere,questo vale soprattutto per il cibo e il sesso (Scaraffia 2008 e Safran 2011), in quanto la sopravvivenza e la riproduzione sono i due istinti assolutamente irrinunciabili e imprescindibili della vita (Diamond 2006). In fondo è proprio questo quello che avviene se solo si pensa ai vari “codici di condotta” sessuali, scritti o anche solo informali, che si affermano nell’ambito delle comunità umane (Stone 1995), e che immancabilmente vedono i rappresentanti e le istituzioni rappresentative del Potere come unici giudici.
Pitagora e Platone, riecheggiando echi zoroastriani, con le loro rispettive scuole di pensiero (e di vita) sanciscono il dualismo tra corpo e anima. Si afferma la supremazia dello spirito e della mente sul corpo e sull’istinto. Il pensiero si fa logico e la carne è sempre più svilita. L’affermarsi della cultura cristiana accentua e accelera questa caduta della carne negli abissi del peccato: dallo svilimento si passa alla mortificazione vera e propria. Bisogna attendere secoli per liberare il corpo e le sue passioni e rivalutare la sessualità e la seduzione, ma il peso e la polvere di questo passato ingombrante ancora si fanno sentire sul senso comune.
In questo esordio di ventunesimo secolo, nel nostro mondo occidentale ipertecnologico, perennemente connesso e moralmente secolarizzato, il concetto di seduzione (e il corteggiamento che ne rappresenta lo strumento operativo) risulta, però, usato, abusato e soprattutto frainteso (Giusti, 2009). In primo luogo occorre rilevare che l’opinione comune tende ad assimilare al concetto di seduzione quelli di manipolazione, in autenticità e antieticità. In base a tale visione, il corteggiamento sarebbe allora nient’altro che una sequenza programmata di azioni e parole, perlopiù menzognere o comunque non del tutto veritiere, aventi il fine ultimo della conquista carnale e/o sentimentale dell’altro/a.
In realtà, la seduzione e il corteggiamento sono concetti molto più ampi e molto meno “indecorosi”, anzi co-essenziali alla stessa esistenza (Ridley 2003). Proviamo a rendere loro un po’ di giustizia, almeno dal punto di vista delle risultanze della ricerca psicologica. Senza spendere paroloni da congresso ma anche utilizzando la semplice definizione disponibile su Wikipedia, possiamo allora apprendere che la seduzione è “un meccanismo psicologico, cosciente o istintivo, tramite cui un individuo tenta di attrarre a sé un altro, al fine di ottenere una relazione sentimentale o un rapporto sessuale, o altro beneficio tipicamente immateriale”.
Tale meccanismo psicologico è presente nell’essere umano fin dalla notte dei tempi e lo si riscontra in natura in qualsiasi altra specie animale caratterizzata dalla riproduzione cosiddetta “sessuata” (Birkhead 2002), che prevede appunto una fase di corteggiamento tra maschi e femmine che possa poi sfociare nella seduzione, nell’accoppiamento e nella riproduzione della specie mettendo al mondo la propria prole e accudendola fino a portarla alla maturità sessuale. In questo articolo daremo una breve rassegna, non esaustiva, del corteggiamento al maschile: ovvero come il maschio umano può sedurre una partner mediante regole, tecniche e atteggiamenti universalmente validi (Giusti, 2009).
Per universalmente validi si intende che i principi che ne stanno alla base sono riscontrabili in ogni luogo e in ogni epoca, pur con le dovute differenze del contesto storico-culturale di riferimento (Boncinelli 2004). Il corteggiamento e la seduzione sono necessariamente un gioco a due, quindi le “Regole” del corteggiamento al maschile hanno a che fare in primis con quello che succede “nella” donna corteggiata. Le tecniche, viceversa, si riferiscono a ciò che “fa” il corteggiatore. Mentre l’ atteggiamento è un concetto più sottile, che vedremo a suo tempo.
Il corteggiamento è ovviamente un processo interattivo, come tale c’è comunicazione tra corteggiatore e corteggiata. La prima comunicazione è inconscia e determina meccanismi fisici non controllabili dai soggetti presi in esame. Meccanismi che consistono, ad esempio, in:
- Linguaggio del corpo
- Sudorazione
- Battito cardiaco
- Salivazione
Ogni donna corteggiata emette determinati segnali di interesse qualora sia attratta dal proprio corteggiatore (Padrini, 2008). Saper cogliere tali segnali da parte del corteggiatore è il primo passo, per mettere il corteggiamento sulla rotta della seduzione. Ecco allora che intervengono le tecniche.
Le tecniche di seduzione sono le strategie che, consapevolmente, sono messe in atto nel corteggiamento per risultare maggiormente desiderabili, una volta scoperto che si è suscitato segnali di interesse nella corteggiata. In una conversazione con una donna a scopo di seduzione, l’uomo deve fondamentalmente (Giusti, 2009):
- Iniziare lui la conversazione, in segno di sicurezza
- Tenere la conversazione, in segno di leadership
- Restare il più possibile a parlarle, per mostrarsi socialmente abile
- Portarla in comfort, ovvero adesso lei è a suo agio nella conversazione
- Trovare interessi comuni, per stabilire empatia
- Scherzare e provocare interesse in lui, per provare di essere divertente
- Evocare sentimenti ed emozioni, parlando del passato, dei sogni e delle passioni
- Instaurare una atmosfera sensuale con la propria voce e lo sguardo
- Introdurre gradualmente il tocco fisico per alzare la tensione sessuale
Questo è quello che avviene, naturalmente, in un corteggiamento dall’esito probabilmente positivo tra un uomo e una donna. L’ultimo anello della catena del corteggiamento e della seduzione al maschile consiste nell’atteggiamento del corteggiatore: egli, infatti, deve far capire e trasmettere alla corteggiata, mediante il suo stato emotivo che, grazie a lui, lei potrà essere sicura, che se lei gli starà accanto, lui le trasmetterà positività, una visione umoristica della vita, una volontà di esplorare e di esplorarsi reciprocamente, una conoscenza e un miglioramento che giustifichino il tempo che si decide di trascorrere assieme come partner (Giusti, 2009).
Tutto questo deve avvenire fondamentalmente a livello emotivo (Borgna 2002): la corteggiata, per concedersi al proprio corteggiatore, deve provare, infatti, emozioni e non mero eccitamento fisico.
A livello inconscio, per il tramite delle emozioni, la donna corteggiata sta cercando nel corteggiatore caratteristiche ambivalenti, financo in contraddizione tra di loro, che possiamo riassumere nelle due caratteristiche fondamentali (per la donna) della virilità e affidabilità. La virilità tipica dell’amante e l’affidabilità tipica del compagno. Investimento grande da fare in capo ad una sola persona: il corteggiatore.
Ecco perché una donna cerca “conferme” e “certezze” nelle proprie emozioni, che la guidino come una bussola nel mare in tempesta, attraverso la scelta se concedersi o meno a quel corteggiatore. Le emozioni devono darle la ragionevole certezza, allora, di essere “unica” nella mente del corteggiatore (Giusti, 2009). E il corteggiatore, nell’evocare tale stato emotivo, deve fare attenzione a distinguersi dalla massa degli altri, facendo leva su un proprio stile e su un fascino suo peculiare. Detto altrimenti: deve conquistare con la propria personalità.
Ecco perché la seduzione e il corteggiamento, se così fatti, non sono un procedimento manipolatorio indirizzati, semplicemente, a conquistare una ragazza o, in generale, un partner, ma un modo di esprimere sé stessi agli altri e con gli altri, in accordo all’armonia stabilita dalla natura. Come ha scritto Vieri Boncinelli: “La sessualità nella nostra specie trascende la mera finalità riproduttiva, sotto la spinta evolutiva dominata dal bisogno di protezione di una prole immatura, assume forti valenze la componente affettiva e struttura gruppi sociali stabili di tipo familiare, vero prolungamento dell’utero materno, con quel meraviglioso collante che ogni cultura chiama amore”.
Bell’articolo, bravo!