Il sogno nella storia

Le orme lasciate dal sogno sulla sabbia del tempo risalgono all’antichità ed esse hanno sempre incuriosito ed animato l’esistenza umana.

Tale caratteristica è transculturale ed è sempre stata avvolta da significati mistici e da oscuri timori già in tempi preistorici. Ne è un esempio la raffigurazione su un carboncino in una delle Grotte di Lascaux, nel sud -ovest della Francia, fatta risalire ad una data compresa tra il 15.000 ed il 13.000 a.C., dove è disegnata quella che si può ritenere una fantasia, un sogno; “l’uccisione di un bisonte durante una battuta di caccia” . Si può ritenere che esso riproduca un “sogno ad occhi aperti” tracciato a memoria da un Homo Sapiens.( Mancia, 1998)

Già nella prima testimonianza scritta è presente il sogno. Nell’ Epopea di Gilgamesh, appartenente alla civiltà Babilonese e fatta risalire al 2.000 a.C., il re sumero della città di Uruk, da cui il poema prende il nome, sogna di incontrare Enkidu, prima avversario e poi grande amico di epiche battaglie.

Nell’opera il protagonista racconta il suo sogno:

“Madre, stanotte ho avuto un sogno.

Nel cielo sopra di me, luccicavano le stelle.

E qualcosa simile al firmamento di An mi cadde addosso!

Io tentai di sollevarlo ma era troppo pesante per me.

Io tentai di spostarlo ma non riuscii a maneggiarlo.

La cittadinanza di Uruk era accorsa a lui;

la cittadinanza si assembrò attorno a lui;

gli uomini si ammassarono presso di lui;

e i giovani uomini si accalcarono attorno a lui.

Essi baciarono i suoi piedi come bambini.

Io lo amai come una moglie, lo abbracciai forte.

Io lo portai con me, lo feci inginocchiare di fronte a te,

tu lo trattasti come fosse tuo figlio”.

( Epopea di Gilgamesh, Tavola I, I due Sogni di Gilgamesh, 227-229)

Nell’opera segue l’interpretazione della madre, la dea sacerdotessa Rimat Ninsun. Si nota in essa una valenza profetica data al sogno. I sogni infatti in antichità avevano più una funzione di divinazione che di analisi personale, si ricercava in loro principalmente un aiuto, una predizione nelle scelte sociali e future più che una definizione nell “hic et nunc”.

Sempre in Mesopotamia, in epoca Sumerica, il “rito dell’incubazione” prevedeva che un sognatore si dirigesse in un luogo sacro sotterraneo e che ci rimanesse per una notte. In seguito avrebbe dovuto sognare e raccontarlo. Da esso veniva pronunciata una profezia. Il sogno in Babilonia era considerato come una produzione di natura “diabolica” dell’uomo ed era usanza culturale incidere ciò che si era sognato su una tavoletta di argilla che veniva poi immersa nell’acqua cosi da far sciogliere la tavoletta e con essa il sogno avuto.(Mancia, 1998)

Quasi contemporaneamente in Egitto,nel 2000 a.C., fu scritto un, ora, inestimabile papiro egizio, denominato Chester Beatty III, che ci ha permesso di considerare la civiltà Egizia come la prima in grado di comprendere l’importanza del sogno, del suo linguaggio, del suo contenuto narrativo e della sua simbologia. Ad esso vengono attribuite interpretazioni fondate su giochi di parole, sulla modalità descrittiva e simbolica.

Gli Egizi ritenevano il sogno come una condizione mentale extracosciente, dotato di capacità premonitrici e terapeutiche. Essi sono stati, con molta probabilità, i primi a considerare il sogno come veicolo di conoscenza del destino dell’uomo e del suo ruolo nel mondo, e lo utilizzavano per valorizzare la sessualità, per capire l’eziologia delle malattie e le modalità di cura.(Mancia, 1998)

Così come in Mesopotamia, anche in Egitto, si praticavano dei “riti di incubazione” con propositi curativi, che, come vedremo in seguito, verranno ripresi anche nell’Antica Grecia. Il papiro, precedentemente menzionato, fa riferimento anche ai “sogni cattivi”, pieni di premonizioni e di pericoli, a quest’ultimi è attribuita una particolare capacità di investire il sognatore. Antropologicamente considero affascinante come questa antica credenza egizia sia tutt’ora presente nel pensiero popolare: la convinzione che l’anima, proprio perché in pericolo, fuoriesca dal corpo e che il sognatore non debba essere assolutamente svegliato poiché la sua anima lontana non riuscirebbe a reintegrarsi perfettamente con il suo corpo. Ricordo che analogamente questa superstizione è presente nell’usanza dei beduini del delta del Nilo che stringono la testa in un turbante per impedire alla loro anima di abbandonare il corpo mentre dormono. Anche i Masai hanno un “simil costume” che, per rimando, vieta di svegliare un dormiente per il timore che la sua anima vagabonda non possa più far ritorno( Rodighiero, 2005).

Percorrendo la linea del tempo e delle culture verso Oriente, notiamo come quella israelita ha invece considerato il sogno proveniente da Dio che, tramite esso, opera la sua rivelazione, la sua volontà. Ai sogni più significativi viene attribuita una valenza allegorica e profetica.

Tra i testi sacri dell’Ebraismo, il Talmud è il manoscritto in cui è presente , probabilmente per la prima volta, una chiave interpretativa dei sogni. Essa è fondata sul simbolo e sull’allegoria. Prende in considerazione le omografie, le omofonie, calcolando il numero delle parole e delle lettere, applicando uno scambio di lettere alfabetiche. Nel testo troviamo un insegnamento molto importante per la psicoanalisi di oggi: alcuni sogni seguono la lunghezza d’onda delle interpretazioni che ricevono. Il sogno è malleabile dalla realtà, dalle sue interpretazioni che in questa cultura sono caratterizzate da una prerogativa predittiva.

Nella tradizione Islamica l’importanza dei sogni e la pratica oniromantica hanno da sempre avuto una rilevante funzione come pratica divinatoria ed eccelsa tramite cui Dio poteva comunicare con gli uomini. Interpretare i sogni e i simboli era fondamento e tessuto della vita quotidiana e delle regole della dottrina. La tradizione islamica racconta che Maometto ricevette in un sogno la sua investitura a profeta dall’angelo Gabriele. Egli presentò un frammento di broccato su cui erano scritte alcune parole, e gli intimò di leggere. Nonostante l’ affermazione di “non saper leggere” quelle parole al suo risveglio parevano “impresse nel suo cuore come un ferro rovente” e costituirono l’inizio del Corano. Allo stesso modo l’opera coranica gli fu dettata nei sogni e di sogni e di visioni tutta l’opera è pervasa. I precetti e la legge dell’Islam sono centrali nella vita di ogni buon musulmano e vanno oltre la pura e semplice spiritualità, investendo della loro portata e dei loro insegnamenti ogni aspetto della realtà. Si evince quindi come la vita religiosa e sociale dell’Islam sia stata anticamente determinata dallo studio e dall’interpretazione dei sogni. Essi erano “messaggio e rivelazione” scaturiti dalla volontà di Allah ed ogni uomo poteva accoglierli ed aprirsi alla manifestazione del divino. Tuttavia gli interpreti dei sogni esercitarono un grande potere, veri e propri dotti e sapienti ne ricoprivano il ruolo, con una dote di collegamento e mediazione fra Dio e gli uomini. Loro era la capacità ed il privilegio di decifrare i sogni e dividerli in tre categorie fondamentali: sogni provenienti da Dio, sogni provenienti dal demonio e sogni legati ai bisogni della materia. Tale suddivisione era basata su semplici regole che avevano attinenza con le sensazioni provate dal sognatore.

Un sogno profetico inviato da Dio, detto sogno veridico, produceva sensazioni piacevoli di attesa di meraviglia, un sogno demoniaco di tentazione, nominato Hulm, lasciava sensazioni sgradevoli di angoscia, di fastidio, di paura. Un terzo genere di sogni chiamato “grovigli di sterpi” era legato alla condizione fisica dell’uomo e svincolato da ogni dimensione trascendente.

Prima di ogni interpretazione veniva pronunciata una formula:

 

Che tu possa aver visto cose liete! Se sono liete le accoglieremo, se sono tristi ci difenderemo da esse. Cose liete per noi, tristi per i nostri nemici! Dio sia lodato! Racconta il tuo sogno!”

 

Ciò evidenzia il rilievo dato ai sentimenti di tristezza o di letizia.

La letteratura onirica islamica era davvero imponente. Esistevano dei veri e propri dizionari ed enciclopedie che, per aiutare ad interpretare e a migliorare la memorizzazione, si componevano in versi. Tenevano conto del contesto sociale, economico e culturale del sognatore e se il sogno risultava oscura si applicavano giochi, scomposizioni e analisi del senso delle parole.

Continuando il nostro percorso ad Est, nella penisola Indiana il sogno era considerato come parte dell’anima ed appartenente allo stato di veglia, allo stato di sonno o allo stato contemplativo. Esso permetteva un “allargamento” della coscienza ed un miglior discernimento della realtà esterna, in base a ciò che è più attinente all’individuo. C’erano anche i cosiddetti “sogni provocati” che, indotti magicamente, permettevano di conoscere fatti sfuggevoli alla coscienza e inerenti all’inconscio.

Continuando il nostro excursus transculturale degno di nota è ciò che viene considerato dalla letteratura Cinese per quanto concerne il sogno. Essa si discosta molto da tutto ciò che è stato precedentemente descritto. Il sogno aveva un significato di presagio e si utilizzavano tecniche, come le ossa di animali o le carcasse di tartarughe, per focalizzarsi principalmente sui sogni cattivi, persecutori, caratterizzati da strane presenze( Mancia, 1998). C’era anche chi si poneva il dubbio se il sogno fosse la realtà o se la realtà fosse un sogno. Il saggio cinese Chuang Tzu scriveva:

 

Chuang Tzu sognò di essere una farfalla ed al risveglio non sapeva se fosse un uomo che aveva sognato di essere farfalla, o una farfalla invece che in quel momento stava sognando di essere Chuang Tzu”( Lalli, 2002).

 

Sotto la dinastia Tcheou( 1050- 256 a.C. circa) si inizia ad attribuirgli il ruolo di mezzo di comunicazione tra le potenze soprannaturali e gli uomini, con una propria forza ed esistenza reale. Colui che interpretava il sogno era consono prender nota di ogni cosa costituente il sogno: l’anno, la stagione, la congiunzione cielo- terra, la posizione del sole, delle stelle e della luna. Questo era classificato in 6 categorie: ordinari, di terrore, di pensiero, di veglia, di gioia e di paura. Va inoltre considerato che in questa epoca il sogno era soprattutto di ordine aristocratico, focalizzato principalmente su intrighi tra re e principi. Il loro significato era legato al potere invece che al dominio popolare, cosa che accadeva in Egitto, Babilonia o nell’Antica Grecia.

Proprio nella penisola ellenica infatti si ripresenta un antico rituale, quello dell’incubazione. I sacerdoti di Esculapio, nei loro templi e santuari, inducevano i pellegrini in uno stato di sonno poiché ritenevano che la guarigione arrivava con il sogno e con la sua interpretazione. Dopo aver assunto sostanze ipnotiche o aver aspirato gas soporiferi, in delle specie di “camere di incubazione”, al risveglio i pellegrini- pazienti, venivano condotti alla presenza dell’Oracolo che interpretava il sogno.

Nel II secolo d.C., particolarmente importante fu Artemidoro di Daddi autore di uno dei pochi trattati del mondo greco sull’interpretazione dei sogni, dal titolo Onirocritica( ?????????????), composta da cinque libri. Egli scriveva di aver letto sull’argomento tutto ciò che era disponibile durante i suoi viaggi in Asia, Grecia e Italia. Lo scopo principale di Artemidoro era dimostrare che l’interpretazione dei sogni, come atto puramente conoscitivo, è possibile. Egli dopo aver terminato l’atto conoscitivo dava un’interpretazione dei sogni non ritenendo però di poter consigliare comportamenti futuri sulla base di tale interpretazione. Artemidoro si discosta quindi dalle pratiche magiche tanto in voga al suo tempo. La completa panoramica offerta nell’opera della materia onirica dell’autore greco fornisce una sistemazione scientifica dei sogni, basata sugli episodi storici, e distinguendo in tal modo i sogni legati al passato ed al presente e quelli relativi al futuro, interpretati come profetici e simbolici. Egli attribuiva al sogno un valore premonitore, anticipatore del futuro, capace di causare anche gli eventi a venire( Rodighiero, 2005).

 

Il sogno è un movimento dell’anima che comunica i beni ed i mali comuni. L’anima è preannunciatrice degli eventi che accadranno presto o tardi, per mezzo di immagini proprie e naturali” scrive Artemidoro di Daldi.

 

Cercava di classificare i sogni per dare loro una forma di credibilità e li divideva in sogni su cui si può lavorare e sogni su cui non si può lavorare, sogni pratici e non pratici, diretti e indiretti o simbolici, sogni buoni o cattivi, divini e provocatori, comuni o personali.

Egli anticipa il concetto di inconscio e della capacità della mente di proiettare nell’avvenire i desideri, le angosce, le paure come una sorta di premonizione. Ed è quindi insita nel suo pensiero la possibilità di realizzare le proprie idee, le proprie fantasie e pensieri come se fossero delle estensioni nel reale dei propri fenomeni onirici( Mancia, 1998).

Egli ha rivolto una particolare attenzione al sogno ed al suo ruolo simbolico, alla sua capacità di disvelamento delle dinamiche personali. Ha concepito una primordiale idea di inconscio e ritenuto possibile che gli oggetti della propria passione possano essere convertiti con altri ad essi simili, diventandone così i simboli. Diede così importanza alle associazioni, alle fantasie ed ai pensieri, attribuendogli una valenza concreta nell’influenzamento della realtà. Tutto ciò può portarci a considerarlo, in qualche modo, come un anticipatore della psicoanalisi.

Nell’Antica Grecia, culla della filosofia, piccola postilla è l’affermazione di Eraclito che nel, IX frammento, asseriva:

 

Per coloro che sono svegli, esiste un solo mondo

comune, mentre chi si addormenta entra in un mondo suo proprio”( Lalli, 2002).

 

Contemporaneamente in Asia Minore Elio Aristide, oniromante ed intellettuale, elaborò una concezione mistica e terapeutica del sogno. Era il Dio che parlava e guariva nel sogno. Si riprende quindi una visione israelita ed islamica dove sogno e divinità erano collegate fra loro.

Con il passare dei secoli, in epoca medievale, i sogni acquistano un valore aristocratico, proprio come in Cina, ma il Medio Evo ha compreso molti secoli ed è stato quindi caratterizzato da diverse ideologie riguardanti il sogno. La venuta del Cristianesimo ha dato al sogno una valenza religiosa, dividendolo in sogno divino e sogno diabolico. Inoltre veniva data una importanza rilevante all’anima, considerata immortale e quindi sempre presente, anche quando il corpo cessa di operare. Con i sogni essa esprime i propri pensieri. La notte ed il giorno sono simbolicamente associati alla morte ed alla resurrezione. La dimensione onirica viene quindi metaforicamente plasmate sulla religione cristiana. Un vento di cambiamento arriva nel XII secolo con Pascale Romano. Egli ritiene il significato dei sogni nascosto nello studio delle influenze celesti ma soprattutto utilizza il sogno per una diagnosi medica corretta, dandogli cosi una valenza scientifica. Evidenziando la sua natura simbolica e metaforica egli rivolge l’attenzione nuovamente verso la necessità di un arte interpretativa per estrapolare la conoscenza insita nel sogno( Kruger, 1984).

L’excursus storico- culturale giunge fino al Rinascimento dove, probabilmente, nessuno come Girolamo Cardano consacrò tanta parte della propria attività intellettuale allo studio ed all’analisi dei sogni. Egli, medico, astrologo, onirocritico riteneva che il progresso della scientia rerum doveva passare anche attraverso l’annessione dei territori di confine, sospesi tra discipline e pratiche come la ricerca sperimentale, la magia naturale, l’alchimia, l’astrologia, la matematica, e la meccanica. La grande novità nella pratica di Cardano era l’assunzione sistematica di un punto di vista individuale nell’analisi dei sogni.

Italo Calvino scrisse di lui:

 

Sui sogni, specie sui propri, Cardano in vari luoghi della propria opera

insiste, e li descrive e li commenta e interpreta. Non solo perché in lui l’osservazione fattuale dello scienziato e il ragionamento del matematico si fanno largo d’in mezzo a un vissuto dominato dalle premonizioni, dai segni del destino astrale, dagli influssi magici, dagli interventi dei demoni, ma anche perché la sua mente non esclude nessun fenomeno dall’indagine oggettiva, e meno che mai quelli che affiorano dalla soggettività più segreta.” (Calvino, 1995).

 

Cardano era consapevole che il sogno era un fenomeno globale di visione, percezione e stato emozionale assolutamente personale, che avviene singolarmente dentro ciascuno di noi e non ha nessuna possibilità di essere trasferito all’esterno se non attraverso il racconto del sognatore( tornato allo stato di veglia), e quindi attraverso una “transcodifica” dal linguaggio visivo al linguaggio verbale. In questo processo sono coinvolti gli stadi emozionali e le sue capacità linguistiche e retoriche. Egli dà molta importanza alla strategia narrativa applicata dal sognatore nel raccontare la sua esperienza onirica. Raccoglie inoltre, in un lungo lavoro, i sogni altrui ma anche i propri con un’operazione dì introiezione assolutamente straordinaria per l’epoca. L’intero corpus dei sogni personali di Cardano, il De vita propria, fu quantitativamente il più ampio mai registrato prima di Freud. Certo, in Cardano la dimensione autobiografica va di pari passo con quella divinatoria. Egli infatti credeva nella possibilità di divinatio, collegava spesso il sogno con eventi che erano accaduti dopo di esso( Vecce, 2008).

 

 

 

Bibliografia

Calvino I.( 1995). Sagg. Mondadori. Milano.

Kruger F.S.( 1984). II sogno nel Medioevo., Vita e Pensiero. trad. di E. D’Incerti – G. lamartino. Milano.

Lalli N.( 2002). La psicodinamica del sogno. su WEB.

Mancia M.( 1998). Breve storia del sogno. Marsilio. Venezia.

Rodighiero S. ( 2005). Sonno, Sogno e Psicosi. Rivista internazionale di psicoterapia e istituzioni n°1.

Vecce C.( 2008). I sogni di Cardano. I sogni e la scienza nella letteratura italiana, a cura di Natascia Tonelli, Atti del Convegno di Siena (16-18 novembre 2006). Pacini, Pisa.

Mazzavillani, M. L’islam e i sogni. Supereva. sul web.