Dall’amore romantico alla chimica dell’amore

“Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà…”
(Il Simposio)

È forse questa una delle immagini più romantiche della letteratura in tema di amore: l’amore come ricerca della parte mancante di sé. Ci si innamorerebbe dell’altro per ricongiungersi nell’unità primordiale.

Ma è davvero così? È’ esattamente questo quello succede? Per esempio, è uguale il caso che sia un uomo che cerchi di sedurre una donna o quello in cui sia una donna che cerchi di capire come conquistare un uomo che desidera?! Ma allora perché ci si innamora di una persona piuttosto che di un’altra? E allora poi perché molte coppie scoppiano?

Secondo la psicologia sistemico relazionale uno degli obiettivi fondamentali di una qualunque relazione di coppia è quello di favorire il processo evolutivo di coloro che la costituiscono.

Secondo questa prospettiva, l’uomo, esattamente come l’universo, è costituito da polarità. Quasi sempre, però, ci convinciamo che tra due valenze opposte possa appartenerci solo una di queste e non possedere anche il suo contrario.

Nell’innamoramento molti aspetti che ci appartengono e che l’ignoranza ha seppellito sotto strati che la coscienza non ha mai attraversato irrompono nella nostra vita e ci vengono resi evidenti nel momento in cui, inconsapevolmente, li proiettiamo sull’altro”.

(P. Menghi,1997)

L’innamoramento va dunque letto come il momento in cui l’individuo vede ed è attratto da quelle polarità di sé che non è in grado di riconoscere o accettare in se stesso.

Innamorarsi vuol dire amare ciò che non riusciamo ad accettare di noi stessi perché incompatibile con l’immagine di noi strutturata in precedenza.

Nella coppia si crea uno strano gioco in cui, mediante la proiezione, si attribuiscono all’altro idee, immagini, funzioni e desideri che ci appartengono e che abbiamo seppellito lontano dagli occhi della coscienza.

Le sensazioni che l’amore regala sono state codificate anche nel linguaggio comune:espressioni come ”l’amore mette le ali”o “l’amore fa perdere la testa” si riferiscono proprio all’innamoramento in quanto momento del cuore, che può aprirsi solo se la testa non controlla, testa intesa come capacità di analisi e strutturazione logica che fornisce una visione limitata della nostra identità poiché non in grado di integrare tra loro aspetti controversi del Sé.

Amore come momentanea cecità dunque, ma poiché:

siamo riusciti a mettere su un’altra persona le nostre esigenze di completamento, che altrimenti non avremmo saputo soddisfare da soli, l’assenza dell’innamoramento ci fa subito sentire la mancanza di qualcosa di vitale.[…]Con la scusa che quel qualcosa appartiene all’altro, riusciamo ad entrarci  in contatto, a desiderarlo, e a soffrire della sua mancanza. In questo modo due mondi già copresenti in noi possono riconoscersi ed incontrarsi.”

(ibidem)

 

Ciò che ci fa innamorare dell’altro è l’immagine che l’altro ci rimanda di noi, e di quella che noi rimandiamo di lui/lei: è da questo incrocio di immagini che scaturisce quella che viene definita relazione. (Malagoli Togliatti, Lubrano Lavadera, 2002)

Non si sceglie il partner solo per le sue qualità, ma anzi spesso la scelta ricade proprio sui difetti poiché ci consente di nasconderci dietro le persone che ci somigliano in quei limiti, ed è utile che ciò avvenga affinché questi si palesino successivamente ai nostri occhi.

Innamoramento, emotività, sensualità, sessualità consentono di ridurre il controllo che la parte strutturata della personalità esercita abitualmente per limitarne la possibilità di cambiamento.

La passione sessuale e il forte sentimento di attaccamento reciproco rendono possibile il determinarsi nel tempo di una relazione sintonica, stabile e matura che potrà permettere alla coppia di superare ed elaborare gli elementi di delusione che emergeranno nel tempo.”

(Carli, 1995).

Ma cosa succede al nostro corpo quando ci innamoriamo?

Ogni emozione si manifesta in modo diverso sul nostro corpo. Dalla tristezza all’invidia, dalla felicità all’amore: ciascuna ci invia segnali in precise zone del corpo.

Secondo i dati ottenuti da un team di ricercatori finlandesi nel lavoro “Bodily maps of emotions” (Lauri Nummenmaa, Enrico Glerean,Riitta Hari, Jari K. Hietanen, 2013) l’amore, a differenza di altre emozioni più localizzate, è stato avvertito dal campione come un calore generalizzato, interessante tutto il corpo.

 

Quando due persone si innamorano vi è una forte attrazione fisica e sessuale che si accompagna a tutta una serie di messaggi non verbali: vicinanza, postura, gestualità, tono della voce, sguardo.

Alcuni di questi sono statici (Cook, 1971) poiché non cambiano durante l’interazione, quali ad esempio trucco, abbigliamento, conformazione fisica; altri controllati e dettati dalle norme sociali, per esempio l’uso dello sguardo, del contatto fisico e della gestualità (Argyle, 1988), altri ancora costituiscono delle vere e proprie reazioni fisiologiche che sfuggono al controllo cosciente e sono proprio questi che regalano le sensazioni sfuggenti tipiche dell’amore: le famose farfalle allo stomaco!

Partendo dal presupposto che tutto ciò che succede nella psiche ha un suo corrispettivo nel soma e viceversa, qual’ è dunque la relazione tra l’amore della mente e quello del corpo?

Quando siamo nella fase dell’innamoramento il corpo manifesta il sentimento nascente con un aumento dei livelli generali di arousal: batticuori improvvisi, sudorazione e arrossamento incontrollati, insonnia, dirette conseguenze, queste, della tempesta chimica che ci investe quando incontriamo la persona desiderata.

La letteratura psicofisiologica afferma come nel processo di innamoramento siano coinvolte 12 aree del cervello, che producono diverse sostanze i cui effetti sono simili a quelli provocati da certe droghe.

Le ricerche scientifiche hanno dimostrato come, sottoponendo a risonanza magnetica il cervello di giovani innamorati mentre venivano mostrate loro foto del partner, si attivavano le aree responsabili della produzione di dopamina (un neurotrasmettitore coinvolto nel meccanismo del piacere), di adrenalina (ormone che predispone l’organismo ad affrontare le situazioni di emergenza sul piano fisico ed emotivo) e di feniletilamina (un ormone che ha proprietà eccitanti). Questo cocktail chimico è responsabile  dello stato di eccitazione e di leggera vertigine tipico degli innamorati.

Ma vediamolo più nel dettaglio:

La tempesta che si agita nel cervello di trepidanti amanti è causata sostanzialmente dalla feniletilamina (PEA), molecola costantemente prodotta dall’organismo.

La sua azione ha come principale effetto il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore responsabile delle sensazioni di benessere legate al soddisfacimento di bisogni quali fame, sete, desiderio sessuale.

Tutte le situazioni che producono piacere stimolano i neuroni del “sistema dopaminergico meso-limbico”, detto anche “sistema della ricompensa”.

Il rilascio del neurotrasmettitore dopamina controlla, pertanto, il desiderio, compreso quello sessuale, il piacere ed i comportamenti motori collegati alla “consumazione” degli oggetti del desiderio, siano essi cibo, droghe o attività sessuali.

Secondo la teoria dell’apprendimento, quando un bisogno viene soddisfatto con un comportamento adeguato, nel sistema nervoso rimane impresso il ricordo, la traccia dell’ esperienza positiva. Nel caso dell’innamoramento sarà dunque l’associazione tra “incontro” e “piacere provato” a spingere il soggetto a ripetere lo stimolo che ha determinato il suddetto stato di benessere, ossia entrare nuovamente in contatto con la persona responsabile dell’iniziale rilascio di feniletilamina (PEA).

Allo sensazione di piacere determinata dalla dopamina, si aggiunge uno stato di agitazione generale determinato dalla noradrenalina che provoca eccitazione, euforia ed entusiasmo, riduzione dell’appetito (mangiare sottrarrebbe tempo per stare con la persona amata); promuove la contrazione delle vene degli organi sessuali favorendo il mantenimento prolungato dell’erezione e regola la produzione di adrenalina, diretta responsabile dell’aumento del battito cardiaco, della respirazione e della pressione sanguigna (il rossore del viso).

La componente emotiva dell’innamoramento è legata ad un altro ormone, l’ossitocina, prodotto dall’ipotalamo. Già noto come “ormone dell’amore” in quanto promuove il comportamento materno e stimola l’affettività e il piacere di prendersi cura del bambino, agisce anche nell’ambito della relazione di coppia rafforzando l’attaccamento emotivo tra i partners e potenziando i meccanismi della memoria .

Inoltre, l’ossitocina partecipa, a diversi livelli, alla risposta sessuale facilitando comportamenti che promuovono l’incontro sessuale e inducendo le risposte orgasmiche mediante l’attivazione dei centri limbici e vegetativi. Nel partner maschile inoltre, è responsabile del periodo refrattario che segue l’eiaculazione, durante il quale l’elevato livello di ormone nel sangue inibisce l’eccitazione, con effetti benefici, però, sulla fase REM del sonno che segue.

Secondo i ricercatori, tutto ciò non dura in eterno. In molti, sia psicologi che fisiologi, concordano nel limitare il periodo di innamoramento intorno ai 18 mesi con punte massime di 4 anni.

Il cervello si abituerebbe all’effetto delle “molecole dell’amore”, si assuefarebbe ad esse. Ciò non equivale a dire che terminata la tempesta chimica la relazione sentimentale è destinata a concludersi; in questa fase semplicemente si passa dall’attrazione all’attaccamento”, che trova il suo corrispettivo nel sistema nervoso con la produzione di endorfine, la cui azione analgesica ha effetto calmante, rilassante.

Ed ecco che la chimica sembra essere in grado di spiegare anche la predisposizione alla fedeltà o al tradimento.

Secondo Armando Zingales, presidente del Consiglio Nazionale dei chimici, in un rapporto affettivo di lunga durata, sarebbe proprio l’ossitocina a favorire nelle donne l’attaccamento (o fedeltà) al proprio partner, mentre nell’ uomo analoga sensazione di sereno appagamento sarebbe svolto dalla vasopressina. Dunque uomini con livelli bassi di vasopressina sarebbero più predisposti al tradimento.

In psicologia, si preferisce parlare di innamoramento, anziché di attrazione, e di amore invece che di attaccamento.

Ora sappiamo cosa succede nel nostro corpo, ma come si determina questo passaggio nella nostra psiche?

Semplice! Durante l’innamoramento il centro del cuore ha potuto cominciare ad aprirsi, eliminando la testa.

L’amore invece

“è quando il cuore resta aperto nonostante la testa funzioni”.

(P. Menghi,1997)

 

 

dott.ssa Fulvia Massaroni

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Biografia sintetica:

Il mio percorso accademico e la formazione post-laurea quadriennale presso l’ISC (Istituto di Sessuologia Clinica) mi hanno poi consentito di avvicinarmi in maniera più diretta alla materia non solo in termini di disturbi e patologie sessuali e si è quindi consolidata la passione per quella che oggi costituisce la mia professione.

Attraverso il mio lavoro cerco di diffondere il messaggio che lo scambio sessuale è anzitutto uno scambio comunicativo, è l’incontro intimo tra due persone, intese non solo come la conoscenza di due (o più) corpi nudi.

In un rapporto sessuale l’incontro avviene tra le nudità dell’anima, tra le fragilità,i desideri,i bisogni,le resistenze,le emozioni delle persone, è il momento in cui siamo più vulnerabili di fronte all’altro.

Consulente
Union Business Solutions

Psicologa-Consulente Sessuale