|
Gentile visitatore,
Benvenuto sul Forum di Psicologia di Nienteansia.it. Se questa è la tua prima visita, ti chiediamo di leggere la sezione Aiuto. Questa guida ti spiegherà il funzionamento del forum. Prima di poter utilizzare tutte le funzioni di questo software dovrai registrarti. Usa il form di registrazione per registrarti adesso, oppure visualizza maggiori informazioni sul processo di registrazione. Se sei già un utente registrato, allora dovrai solamente procedere con il login da qui.
Questo post è stato modificato 1 volta(e), ultima modifica di "Giacinta" (27/09/2009, 14:35)
"che questa idea di scavare sul passato e l'infanzia sia una caratteristica di chi è psicologo."l'ultima psicologa/psicoterapeuta da cui sono andata ( e da cui ho deciso di non andare più) mi ha tenuto per 3/4 sedute x fare una panormaica della mia storia familiare e di cosa ho fatto in questi 35 anni, di cui 1 seduta per raccontare della mia infanzia.
non so se è una coincidenza, ma un'altra psicologa/psicoterapeuta che avevo consultato a 20 anni aveva avuto lo stesso approccio.
invece 2 psichiatri/psicoterapeuti non hanno scavato così indietro, hanno avuto un approccio più attuale. si sono concentrati sul "adesso", cioè non mi hanno fatto fare la cronistoria del mio passato
( mi sono trovata bene con il secondo tipo di figura professionale, mi sembrano più pratici )
mi sembra proprio che questa idea di scavare sul passato e l'infanzia sia una caratteristica di chi è psicologo.
io capisco che l'infanzia è importante, però penso che a 35/40 anni una persona l'abbia metabolizzata, cioè è talmente "lontana" che non ci si può far nulla.... mi sembra un po' superfluo parlare con uno di 50 anni della propria infanzia. spesso i genitori non sono nemmeno più in vita e i ricordi sono falsati.
voi cosa ne pensate?
Tralascia le informazioni dell'utente
Data di registrazione: sabato, 28 marzo 2009
Località: Italia
Lavoro: Ex dirigente infermieristico, laureato in filosofia, counselor sociosanitario.
Per me non è stato così. Scoprire a 27 (ora) che ero "depressa perchè mia madre non mi ha voluto bene da piccola" (banalizzando, chiaro) mi ha permessoPerò a scopo terapeutico serve a gran poco,secondo me, reperire le cause del disagio... serve magari al terapeuta per capire come muoversi ma non al paziente. Cioè se io sono depressa e scopro che è perchè mia madre non mi ha voluto bene da piccola ( esempio ) non guarisco senza un " piano di risoluzione " incentrato sul presente, in relazione a come sono adesso etc. Al contrario se anche non conosco le cause del mio disagio potenzialmente potrei guarire lo stesso.
Per me non è stato così. Scoprire a 27 (ora) che ero "depressa perchè mia madre non mi ha voluto bene da piccola" (banalizzando, chiaro) mi ha permessoPerò a scopo terapeutico serve a gran poco,secondo me, reperire le cause del disagio... serve magari al terapeuta per capire come muoversi ma non al paziente. Cioè se io sono depressa e scopro che è perchè mia madre non mi ha voluto bene da piccola ( esempio ) non guarisco senza un " piano di risoluzione " incentrato sul presente, in relazione a come sono adesso etc. Al contrario se anche non conosco le cause del mio disagio potenzialmente potrei guarire lo stesso.
1. di farmi quel pianto che mi portavo dentro da 20 anni, ed è stato liberatorio;
2. di rendermi conto che certi miei comportamenti persistenti e dannosi erano dovuti al fatto che se facevo una data cosa a 5 anni, mia madre era contenta di me e mi badava per qualche tempo. Quindi continuavo a farli, anche se cambiato contesto e età mi facevano solo male, nella speranza di ottenere lo stesso risultato, cioè sentirmi amata. Questa consapevolezza mi è stata fondamentale, perchè a questo punto il "piano di risoluzione" non è tanto complicato. Quando sto per fare la solita sciocchezza, visto che ora la so riconoscere, cerco di andare dritta alla causa: il non sentirmi amata. E allora, quando è possibile, cerco amore e cure dove li posso ottenere ORA, e l'ansia mi passa e il desiderio di fare la sciocchezza pure, e se invece il sentimento di mancanza d'amore è momentaneamente ineliminabile cerco di accoglierlo per quello che è, e ci piango sopra. Avendolo accettato, non ho più bisogno della via di fuga e quindi di fare la sciocchezza che nella mia mente malata mi avrebbe dovuto permettere di attirare l'attenzione di mia madre (madre interiore ormai, con la mia madre vera ho ben pochi rapporti).
Non credo che sarei riuscita a cambiare il mio presente (e ce la sto facendo!) senza la consapevolezza di certi miei perchè, per quanto antichi e remoti. Parlo per me, naturalmente, non siamo tutti uguali e non sto dicendo che quello che ha funzionato con me debba per forza funzionare con tutti.
Tralascia le informazioni dell'utente
Nuovo Utente
Data di registrazione: sabato, 26 settembre 2009
Località: aosta
Lavoro: impiegata
Tralascia le informazioni dell'utente
Data di registrazione: lunedì, 23 febbraio 2009
Località: Thornfield Hall
Lavoro: Studentessa(speriamo per l'ultimo anno)
io capisco che l'infanzia è importante, però penso che a 35/40 anni una persona l'abbia metabolizzata, cioè è talmente "lontana" che non ci si può far nulla.... mi sembra un po' superfluo parlare con uno di 50 anni della propria infanzia. spesso i genitori non sono nemmeno più in vita e i ricordi sono falsati.
voi cosa ne pensate?
Tralascia le informazioni dell'utente
Data di registrazione: domenica, 16 agosto 2009
Lavoro: Psicologo - Online Consulting
( mi sono trovata bene con il secondo tipo di figura professionale, mi sembrano più pratici )
Tralascia le informazioni dell'utente
Data di registrazione: sabato, 28 marzo 2009
Località: Italia
Lavoro: Ex dirigente infermieristico, laureato in filosofia, counselor sociosanitario.
...
2. di rendermi conto che certi miei comportamenti persistenti e dannosi erano dovuti al fatto che se facevo una data cosa a 5 anni, mia madre era contenta di me e mi badava per qualche tempo. Quindi continuavo a farli, anche se cambiato contesto e età mi facevano solo male, nella speranza di ottenere lo stesso risultato, cioè sentirmi amata. Questa consapevolezza mi è stata fondamentale,.
Tralascia le informazioni dell'utente
Data di registrazione: sabato, 28 marzo 2009
Località: Italia
Lavoro: Ex dirigente infermieristico, laureato in filosofia, counselor sociosanitario.
Chiedere a una vittima del mobbing di parlare dei propri genitori è un pochino fuori luogo (secondo me
Se quella persona e' vittima di mobbing, perobabilmente si scoprira che lo e' sempre stato, prima dei compagni di scuole, prima ancora dei compagni d'asilo, e prima ancora di un padre oppressivo che gli impediva di manifestarsi, e lo costringeva ad essere supino e succube ad ogni angheria.
Tralascia le informazioni dell'utente
Data di registrazione: domenica, 16 agosto 2009
Lavoro: Psicologo - Online Consulting
Chiedere a una vittima del mobbing di parlare dei propri genitori è un pochino fuori luogo (secondo me
Caro collega, permettimi di dissentire.
Se quella persona e' vittima di mobbing, perobabilmente si scoprira che lo e' sempre stato, prima dei compagni di scuole, prima ancora dei compagni d'asilo, e prima ancora di un padre oppressivo che gli impediva di manifestarsi, e lo costringeva ad essere supino e succube ad ogni angheria.
Certo, c'e' anche una predisposizione caratteriale a reagire cosi all'esistenza.
Infatti c'e' chi con un padre oppressivo e intollerante reagisce con la ribellione, ma tant'e' che questo tipo , seguendo il suo istinto, ha preferito assecondarlo, porgendo l'altra guancia, pavido e imbelle, e ora fa cosi' con i colleghi di ufficio, che scaricano le loro frustrazioni su questo coglione, che sembra che le chieda le pedate nel culo.
|
MotoVita: il blog critico a tutela dei motociclisti | Anxiety & stress management
Forum Software: Burning Board®, sviluppato da WoltLab® GmbH